«In questo governo, grazie alla ministra Cartabia, c'è una nuova sensibilità per il valore rieducativo della pena: l'idea che la pena più dura, inevitabilmente legata alla reclusione carceraria, sia l'unica che offra garanzie per i cittadini onesti è sbagliata e superata. È conclamato il fatto che il carcere spesso produca una sorta di assuefazione alla logica del crimine e che vi sia un circuito vizioso di causa-effetto tra la situazione nelle carceri e la successiva reiterazione dei crimini». Così oggi il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, nel corso dell'iniziativa “Memento”, ideata e condotta a via Arenula da Rita Bernardini, consigliere generale del Partito Radicale e Presidente di “Nessuno Tocchi Caino”. L'iniziativa, giunta al 57esimo giorno, terminerà questa settimana. Tutti i “memento”, ossia i messaggi che gli ospiti hanno lasciato scritti su un post-it attaccato alla facciata del ministero della Giustizia, saranno poi consegnati alla Guardasigilli Marta Cartabia. Il sottosegretario Sisto ha ricordato che «al ministero ci sono quattro commissioni tecniche all’opera sulle riforme: completeranno il loro lavoro in un mese per poi passare al confronto con le Commissioni parlamentari. Tra i temi oggetto di riflessione rientrano anche gli strumenti deflattivi del carico processuale penale e la differenziazione delle pene, affinché siano effettivamente calibrate sulla necessità di recuperare il reo, nella consapevolezza che alla retribuzione deve sempre accompagnarsi, per Costituzione, la rieducazione. Tutto questo senza dimenticare che, se vogliamo rendere il nostro sistema degno dei principi generali che lo supportano, bisogna ragionare anche sull’impostazione del processo: il cittadino non deve avere paura del processo penale, che non può essere mai concepito come una vendetta». Secondo Sisto, «i procedimenti devono tornare ad essere un accertamento, rapido, delle responsabilità, nell'interesse delle vittime e dell'imputato stesso. In tal senso, è fondamentale intervenire per limitare la consuetudine contra legem del processo mediatico, che è spesso più dannoso di quello che si svolge nelle aule giudiziarie, e che, fermo il diritto all'informazione, spesso rappresenta una grave deroga alla presunzione di non colpevolezza». Il “memento” del Sottosegretario è stato «Piedi per terra per volare alto», che ha spiegato così ai microfoni di Radio Radicale: «Tutti i dialoghi e la necessità di approfondimento non devono mai portare lontani della realtà; scrivere buone leggi e battersi per i diritti di tutti i cittadini ha senso solo se si hanno i piedi per terra».