Il sistema maggioritario e binominale a preferenza unica ipotizzato dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia per la riforma della legge elettorale del Csm «non realizza l'obiettivo di ridurre il peso delle correnti poichè i candidati, per avere chances concrete di elezione, avrebbero comunque bisogno dell'appoggio di un gruppo». Non solo: «porterebbe alla formazione di due poli contrapposti, non funzionale al ruolo del CSM che non ha esigenze di governabilità, bensì di rappresentanza di tutte le componenti culturali della Magistratura», con la conseguenza che « i laici diventerebbero ago della bilancia nelle scelte del Csm». La critica arriva da Unità per la Costituzione, la corrente di centro della magistratura. «Sarebbe uno scenario contrario allo spirito della Carta Costituzionale, in quanto i laici, la cui funzione è quella di garantire una osmosi con la società civile e scongiurare la autoreferenzialità dell'organo di governo autonomo della magistratura, diventerebbero strutturalmente decisivi nel suo indirizzo» avverte un documento approvato dall'assemblea degli iscritti. La riforma del sistema elettorale «deve invece essere informata ai principi di massima partecipazione della base elettorale alla scelta degli eletti, ed inclusione, con conseguente formarsi di un organo consiliare variegato, sotto il profilo culturale, che presenti dinamiche fisiologiche nei rapporti con la componente laica».