La maggioranza vota compatta a favore della riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, ad eccezione della preannunciata astensione di Italia viva: i sì per il primo via libera da parte della Camera sono 328, solo 41 i voti contrari. Ma, scorrendo i tabulati ufficiali della votazione, risaltano le numerose assenze tra i banchi della maggioranza. «Un primo passo, un passo importante. Ora attendiamo fiduciosi le valutazioni e l’approvazione da parte del Senato», commenta il vicepresidente del Csm David Ermini. «È una riforma sicuramente necessaria e urgente, non solo per segnare il cambio di passo rispetto al passato, ma soprattutto - sottolinea Ermini - per dare compiutezza all’ampio percorso riformatore della giustizia avviato in questi anni». «Siamo a un passaggio importante. Io ho ascoltato con molta attenzione tutte le osservazioni che sono state fatte e credo comunque che in questo passaggio abbiamo proposto la riforma migliore possibile, ben consapevoli che, come in ogni riforma, tutto è perfettibile. Ringrazio tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione per il contributo offerto», dice in aula il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, alla vigilia del voto. Mentre per la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando, «quella del Csm è una riforma necessaria e molto attesa che non si limita solo alla modifica della legge elettorale, ma introduce norme di funzionamento come lo stop alle nomine a pacchetto, la separazione tra disciplinare e nomine, il voto degli avvocati nei consigli giudiziari, più articolazione e trasparenza nelle valutazioni di professionalità: sono alcuni degli elementi concreti di innovazione e di contrasto agli accordi di potere. Ora dopo l’accordo in maggioranza e l’approvazione alla Camera ci aspettiamo un rapido avvio dell’iter al Senato per arrivare al via libera definitivo, sulla base delle intese già raggiunte dalle forze politiche di maggioranza, nei tempi che l’urgenza della riforma richiede».

Ecco i punti chiave del testo che ora passa all’esame del Senato

Addio sorteggio distretti per comporre collegi csm, torna testo Cartabia

Eliminato al fotofinish il sorteggio dei distretti di Corte d’Appello per la composizione dei collegi, frutto dell’accordo tra maggioranza e governo, si torna al testo originario della ministra Cartabia. I collegi sono formati in modo tale da essere composti, tendenzialmente, dal medesimo numero di elettori e sono determinati con decreto del ministro della Giustizia, sentito il Consiglio superiore della magistratura, emanato almeno quattro mesi prima del giorno fissato per le elezioni, tenendo conto dell’esigenza di garantire che tutti i magistrati del singolo distretto di Corte d’appello siano inclusi nel medesimo collegio e che vi sia continuità territoriale tra i distretti inclusi nei singoli collegi, salva la possibilità, al fine di garantire la composizione numericamente equivalente del corpo elettorale dei diversi collegi, di sottrarre dai singoli distretti uno o piùuffici per aggregarli al collegio territorialmente più vicino.

Stop alle porte girevoli

Viene introdotto il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, come invece è attualmente consentito. Il divieto vale sia per le cariche elettive nazionali e locali che per gli incarichi di governo nazionali o locali. Dunque, c’è l’obbligo di collocarsi in aspettativa (senza assegni in caso di incarichi locali) per l’assunzione dell’incarico (oggi - almeno in alcuni casi - c’è cumulo di indennità con stipendio del magistrato). Allo scadere del mandato, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive o incarichi di governo (con un mandato però di almeno un anno)non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. I magistrati candidati in competizioni elettorali ma non eletti, per tre anni non possono tornare a lavorare nella regione che ricomprendere la circoscrizione elettorale in cui si sono candidati né in quella in cui si trova il distretto dove lavoravano, in più non posso assumere incarichi direttivi e svolgere le funzioni penali più delicate (pm e gip/gup). Per i magistrati che hanno svolto ruoli apicali(ad esempio capi di gabinetto, capi dipartimento e segretari generali nei ministeri), dopo un mandato di almeno un anno, devono restare per un anno fuori ruolo - ma non in posizioni apicali - e poi rientrano, ma per tre anni non possono ricoprire incarichi direttivi.

Fuori ruolo

Si attua una riduzione del numero massimo dei magistrati fuori ruolo (oggi 200), ma è un principio contenuto nella delega, si stabilirà invece nei decreti attuativi il nuovo numero limite. I magistrati possono essere collocati fuori ruolo non prima di 10 anni di effettivo esercizio delle funzioni giurisdizionali. Viene abbassato da 10a 7 il limite massimo di anni (con eccezione a 10 anni per gli organi costituzionali, di rilievo costituzionale e per gli organi di governo).

Separazione delle funzioni e stop nomine a pacchetto

E' previsto un solo passaggio di funzione tra requirente e giudicante nel penale, entro i 10 anni dall’assegnazione della prima sede (escluso quindi il periodo di tirocinio di 18 mesi). Limite che non opera per il passaggio al settore civile o dal settore civile alle funzioni requirenti nonché per il passaggio alla Procura generale presso la Cassazione. L’assegnazione degli incarichi direttivi/semidirettivi si decide in base all’ordine cronologico delle "scoperture", per evitare le cosiddette "nomine a pacchetto". Si prevedono corsi di formazione sia prima di aver accesso alla funzione che dopo. Viene valorizzato nella scelta del candidato il possesso di caratteristiche rilevanti rispetto allo specifico posto messo a concorso; si rendono trasparenti le procedure di selezione, con pubblicazione sul sito del Csm di tutti i dati del procedimento e i vari curricula; si dà modo di partecipare alle scelte su direttivi e semidirettivi anche ai magistrati dell’ufficio del candidato. Si prevede l’obbligo di audizione di non meno di 3 candidati per quel posto; diritto di voto unitario per la componente dell’avvocatura nei consigli giudiziari solo se a monte c’è una segnalazione sul magistrato in valutazione (sia positiva che negativa) e, in ogni caso, con possibilità per i componenti dell’avvocatura di sollecitare una delibera del consiglio dell’ordine; valorizzazione delle pari opportunità a parità di merito.

Fasciolo del magistrato

Si prevede di aggiornare i fascicoli di ogni singolo magistrato con tutti i dati rilevanti raccolti anno per anno. Attualmente, ad ogni valutazione di professionalità (ogni 4 anni fino alla settima valutazione) il magistrato deve produrre al Consiglio giudiziario - e poi al Csm - provvedimenti a campione sull’attività svolta e statistiche relative alle attività proprie e comparate a quelle dell’ufficio di appartenenza. Già prevista attualmente l’esistenza di segnalazioni in caso di significative anomalie. Con la riforma si prevede l’implementazione annuale (non più ogni 4 anni, in corrispondenza delle valutazioni) del fascicolo personale del magistrato già esistente, con la storia complessiva delle attività svolte. Il fascicolo contiene dati, non valutazioni di merito. Dunque, una fotografia complessiva del lavoro svolto, non un giudizio sui singoli provvedimenti.