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Ci sarà da discutere e da riflettere: che fosse questo il destino della riforma civile era chiaro. Ma la nota molto critica diffusa in queste ore dall’associazione specialistica maggiormente rappresentativa dei civilisti, l’Uncc, lascia intendere come la partita sul ddl non sia chiusa. L’Unione nazionale Camere civili arriva infatti a preannunciare lo «stato di agitazione», e si riserva di “mettere in guardia” la stessa Unione europea, dopo aver letto gli emendamenti alla riforma del processo depositati l’altro ieri dalla guardasigilli Marta Cartabia in commissione Giustizia al Senato. La critica degli avvocati civilisti è duplice. Da una parte si contesta il permanere delle «preclusioni» che, a detta dell’Uncc, finiranno per moltiplicare i processi e rallentare la giustizia, anziché velocizzarla. Dall’altra parte, si esprime scetticismo rispetto all’innovazione che la ministra Cartabia più ha tenuto a segnalare due giorni fa nelle proprie dichiarazioni, «il potenziamento delle soluzioni alternative delle controversie», le “Adr”. Secondo l’associazione presieduta da Antonio de Notaristefani, solo la «mediazione» può uscire davvero rafforzata, mentre si penalizzano o comunque si escludono dagli incentivi economici sia la «negoziazione assistita» sia «l’arbitrato». È chiaro che la valutazione sull’efficacia delle vie stragiudiziali affidate proprio agli avvocati potrà essere definitiva solo con l’attuazione delle nuove norme. Ma certamente non può esserci, secondo l’Unione nazionale Camere civili, alcuna sospensione del giudizio per le novità che riguardano il rito. Nell’esprimere la propria «ferma contrarietà agli emendamenti alla riforma del processo», l’Uncc segnala innanzitutto che «per opinione unanime, la disciplina delle preclusioni» contenuta nel ddl appena emendato da Cartabia, «moltiplicherà il numero dei processi, rallentando il complessivo funzionamento della giustizia civile. Il risultato saranno quindi processi più ingiusti e anche più lenti. Spiace dover prendere atto che questa indicazione, già espressa dalle sezioni unite della Suprema corte con la sentenza 12310/2015, e ribadita dalla stessa Commissione Luiso a pagina 36 della sua relazione, non sia stata tenuta in considerazione», scrive Uncc a proposito del documento elaborato dal gruppo di tecnici. «Cittadini e imprese hanno bisogno di processi equi e veloci, e sorprende che il Ministro prima nomini una Commissione di esperti di sua fiducia, e poi ne trascuri le indicazioni». Poi, si legge ancora nella nota, «il potenziamento delle Adr previsto dagli emendamenti riguarda in realtà soltanto la mediazione: la sua estensione consentirà agli istituti di mediazione di ricevere aiuti abbondanti dallo Stato, purtroppo forse in parte finanziati con un ulteriore aumento del contributo unificato, e quindi del costo di accesso alla giustizia. La negoziazione assistita, invece, rispetto alla proposta è stata fortemente depotenziata, soprattutto in quella materia familiare in cui aveva dato buona prova: resta consentito di decidere della sorte dei figli, ma per trasferire un immobile invece bisogna affrontare costi ulteriori, tanto più inopportuni e vessatori in un momento in cui la dissoluzione del nucleo familiare impone di destinare ai figli ogni risorsa disponibile». Infine, aggiunge l’Unione, «l’arbitrato, unica forma di processo che consente tempistiche eque e veloci, e quindi idonea a sgravare il carico della giustizia, sorprendentemente non ha ricevuto alcuna agevolazione fiscale». Perciò si «auspica che coloro che hanno la responsabilità politica di decidere, vogliano tener conto delle opinioni unanimi della Suprema corte e degli esperti, e modificare proposte che rallenteranno la giustizia, rendendola allo stesso tempo più iniqua». Uncc «preannuncia», appunto, «sin da ora lo stato di agitazione, riservandosi di segnalare all’Unione europea il rischio di provocare ulteriori ritardi della giustizia civile, e di proclamare - quale associazione maggiormente rappresentativa degli avvocati civilisti – l’astensione, nel rispetto del codice di autoregolamentazione».