PHOTO
condanne
«Al di là del merito dei singoli quesiti, credo che si colga agevolmente un dato, in contrasto con quanto dichiarato dai proponenti, almeno da quelli che sono espressione di Forze politiche che compongono la maggioranza di Governo. Il fatto stesso che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell’impianto riformatore messo su dal Governo; e fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura, quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l’apprezzamento della magistratura». Lo ha detto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, in apertura dei lavori del comitato direttivo centrale, sottolineando la necessità di una «ferma reazione» all'iniziativa referendaria di Lega e Radicali. «Parole gravissime», secondo il leader della Lega Matteo Salvini, per il quale «non si può aver paura dei referendum, massima espressione di democrazia e libertà, e di confrontarsi con il giudizio e la volontà popolare». Mentre il partito Radicale chiede «al presidente del Csm, Sergio Mattarella, una ferma reazione a difesa della Costituzione». Per Santalucia il programma referendario «può divenire allora lo strumento formidabile per mettere in ombra una modalità di approccio, fatta di impegno nel distinguere, nel selezionare il tipo e la struttura degli interventi di riforma, per saggiarne il rapporto di compatibilità costituzionale e non cancellare, in nome dell’idea che il sistema non sia redimibile, un assetto di regole costruito intorno ad alcuni principi che non dovrebbero mutare». A giudizio del presidente Anm «rischia di prendere quota la propensione a valutare in termini di inadeguata timidezza, se non di inaccettabile gattopardismo, l’atteggiamento riformatore che non mostra i muscoli del radicalismo ideologizzante, che non si fa percepire come disposto ad abbattere vecchi steccati, che poi il più delle volte sono presidi di diretta connessione costituzionale». «Credo che spetti all’Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo - ha ammonito Santalucia - prima ancora dei contenuti, c’è una questione di cornice entro cui collocare l’azione riformatrice, e, come recita il nostro Statuto, è compito dell’Anm dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costituzionali». «Sappiamo quanto sia importante che i magistrati siano anche soltanto percepiti con questa lente, oggettivamente rassicurante, e non ci sfugge la forza deformante di un cattivo approccio con i mezzi di comunicazione, stampa e tv. La sobrietà ragionata ed informata, nei casi in cui è necessario parlare, serve a consolidare una percezione di affidabilità non solo dei singoli ma dell’intera magistratura», ha continuato Santalucia, rilevando che invece «recenti e meno recenti episodi di cronaca hanno segnato la direzione contraria: occorre dunque tenere alta l’attenzione - ha affermato - sull’importanza della cautela e della compostezza comunicativa, specie in questi tempi in cui ogni errore rischia di essere amplificato e reso funzionale ad un canovaccio guidato dall’idea di fondo di una magistratura in irrimediabile crisi». Quindi il passaggio sulle riforme del governo, ripercorrendo le linee tracciate dalle Commissioni ministeriali incaricate dalla Guardasigilli Marta Cartabia: «Le linee di fondo delle elaborazioni delle Commissioni ministeriali sembrano orientare le riforme in una direzione che potrebbe essere utilmente percorsa - ha aggiunto Santalucia. Questo non significa adesione incondizionata ai progetti, ma valutazione di praticabilità di un tracciato normativo che in più punti risponde ad alcune indicazioni che in passato la nostra Associazione aveva formulato».