«La partecipazione politica è il massimo segnale di partecipazione alla vita della società. Non può esservi reintegrazione sociale senza la garanzia dei diritti politici», osservano la Conferenza dei Garanti territoriali e l’associazione Antigone, i quali hanno realizzato del materiale informativo volto a incentivare, in vista del prossimo 12 giugno, l’accesso al voto a tutte le persone detenute che mantengono tale diritto. Due locandine da distribuirsi nelle carceri – una per le elezioni amministrative e una per i referendum – che spiegano le procedure da seguire. Un breve video si rivolge a tutti coloro che dall’esterno possono contribuire alla diffusione dell’informazione rilevante.

L'appello al Dap e ai Comuni di Antigone e della Conferenza dei garanti

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, e Stefano Anastasìa, portavoce dei garanti territoriali, nel presentare la campagna informativa rivolgono un appello al Dipartimento di amministrazione penitenziaria e ai Comuni competenti affinché si adotti «ogni misura volta a facilitare l’iscrizione nelle liste elettorali e il voto dei detenuti». Sottolineano che il suffragio universale è una conquista fondamentale delle liberaldemocrazie novecentesche. Il diritto internazionale riconosce il solo limite dell’età per accedere al diritto di voto, la cui universalità è affermata nell’art. 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Corti nazionali e sovranazionali – prima tra tutte la Corte Costituzionale del Sud Africa con una sentenza del 1999 che è ormai una pietra miliare della giurisprudenza – ci hanno insegnato che il diritto di voto è ancorato al concetto di dignità umana e letteralmente significa che “everybody counts”, ognuno conta.

Alle Europee del 2014 in carcere votò il 5,5% degli aventi diritto al voto

«Eppure di frequente il diritto di voto non è garantito alle persone condannate, sia per la presenza di pene accessorie sia per la mancata previsione del voto postale che impedisce il voto amministrativo a chi è detenuto in un carcere fuori dal Comune di residenza», denuncia Antigone e la Conferenza dei garanti territoriali. Osservando che «troppo spesso il diritto di voto non è garantito alle persone che si trovano in carcere e che pur non hanno pene accessorie interdittive a causa della mancanza di informazione sulle procedure e di meri problemi di disorganizzazione. In competizioni elettorali del recente passato le percentuali di detenuti votanti sono risultate irrisorie (alle elezioni Europee del 2014, ad esempio, votò il 5,5% degli aventi diritto, laddove nel Paese l’affluenza fu pari al 66,43%)». Per cui è compito dell’Amministrazione Penitenziaria assicurare un’informazione completa e tempestiva sulle procedure burocratiche per accedere al voto per la popolazione detenuta. Ed è compito dei Comuni procedere con solerzia alla produzione di tutti i documenti necessari. Nell’attesa di ripensare per via normativa le possibilità di accesso al voto delle persone condannate, si augurano che le autorità competenti facciano di tutto per garantire l’accesso alle urne ai potenziali elettori che si trovano oggi in carcere.

Sergio Dall’Osto, rapinatore a 17 anni,  graziato per meriti speciali dal Presidente della Repubblica, voterà per la prima volta a 92 anni

Nei prossimi giorni pubblicheranno la videointervista che hanno realizzato a Sergio Dall’Osto, rapinatore a 17 anni, organizzatore nelle carceri piemontesi della prima scuola in Italia di elettrotecnica industriale, graziato per meriti speciali dal Presidente della Repubblica. «Tutta la vita ha sofferto l’esclusione dal voto e ha cercato di ottenere la riabilitazione. Ha dovuto aspettare il 2021 per vedersi togliere la pena accessoria dell’interdizione. Voterà per la prima volta il prossimo 12 giugno, alla soglia dei 92 anni di età», concludono Antigone e la Conferenza dei Garanti territoriali. Ma perché informare i detenuti? Lo spiega il garante regionale Stefano Anastasìa stesso all’agenzia Adnkronos: «La richiesta per accedere alla votazione da parte dei detenuti è una procedura piuttosto farraginosa, che rischia ogni volta di essere infruttuosa: in vista di consultazioni elettorali, serve non solo informare dell’opportunità di votare ma farlo tempestivamente». Sempre il garante aggiunge: «Dalla tessera elettorale che spesso non hanno con sé all’accesso al voto, succede di frequente che i detenuti, seppure informati, non hanno il tempo di organizzarsi. Una trafila che andrebbe snellita perché altrimenti a vincere è la burocrazia a dispetto di un diritto fondamentale».

Anastasìa: «Ho visto funzionare molto bene l’ufficio elettorale di Regina Coeli»

Sempre riguardo alle informazioni sulla procedura di voto, «dipende poi – osserva il Garante dei detenuti del Lazio e portavoce della conferenza territoriale - anche dalla sensibilità degli operatori, dalla capacità organizzativa degli istituti: c’è disomogeneità, posti dove c’è più attenzione, sia da parte degli operatori che dei detenuti, e posti in cui ce n’è meno. Ho visto funzionare molto bene l’ufficio elettorale di Regina Coeli. È un carcere di primo ingresso, molte persone sono in custodia cautelare, l’istituto si è organizzato con l’ufficio elettorale centrale del Comune per garantire anche alle persone arrivate da pochi giorni di poter effettivamente esercitare il proprio diritto di voto».