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Le polemiche sulla riforma Bonafede non vanno in prescrizione. Le fratture in seno alla maggioranza, con i renziani schierati al fianco dell’opposizione, rischiano di rivelarsi più profonde del previsto e alla lunga potrebbero minare la tenuta stessa dell’intero esecutivo. Pd e Movimento 5 Stelle da una parte, Italia viva dall’altra. I tre pilastri su cui poggia il “Conte due” non sono mai stati così fragili.
«Prendo atto che Italia Viva si è isolata dalla maggioranza votando insieme a Forza Italia e alle opposizioni», esordisce di prima mattina il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, commentando quanto accaduto il giorno prima in Commissione. «La proposta che voleva abolire la prescrizione non è passata, abbiamo bloccato FI e il centro destra», aggiunge l’esponente M5S, garantendo l’ impegno per offrire ai cittadini una riforma un processo penale con tempi ragionevoli. E a differenza di molti, tra cui l’agguerrito Partito radicale, il Guardasigilli si dice anche certo della tenuta costituzionale del cosiddetto “lodo Conte”, cioè la proposta di bloccare la prescrizione solo per i condannati in primo grado ma e per gli assolti, per i quali si immagina un periodo di sospensione della prescrizione.
Ma se il ministro attacca, Matteo Renzi di certo non sta a guardare. Attende la fine dell’intervento di Bonafede, poi replica su Facebook. «Un obbrobrio giuridico», dice, a proposito della prescrizione, accusando il suo ex partito, il Pd, di «seguire i grillini anche su questo, andando purtroppo a rimorchio dei Cinque Stelle. Non abbiamo rotto la maggioranza, abbiamo solo difeso lo stato di diritto», rivendica l’ex premier. «C’era una legge sulla prescrizione voluta dal Pd e dal ministro Orlando.
Poi sono arrivati i populisti gialli- verdi e con i voti leghisti e grillini hanno cambiato la legge eliminando la prescrizione e rendendo i cittadini imputati a vita», è il ragionamento del leader di Italia Viva. Che però non convince del tutto proprio uno dei protagonisti citati da Renzi: Andrea Orlando. «È bello quando il tuo lavoro viene, passato un certo tempo, valorizzato ed addirittura esaltato. Senza alcuna strumentalità, poi. Sì, per certi aspetti è commovente», ironizza il vice segretario del Pd ed ex ministro della Giustizia sugli apprezzamenti tardivi nei confronti della sua riforma.
Ma Renzi insiste: «Abbiamo fatto un governo insieme per mandare a casa Salvini, non per diventare grillini». L’ex premier esclude crisi di governo, ma nel pomeriggio continua a stuzzicare gli alleati: «Se Bonafede vuole cambiare la sciagurata legge che lui stesso ha fatto, lo faccia, siamo al suo fianco», dice. A ruota, arrivano i commenti degli altri big renziani, tutti mirati a colpire gli ex compagni di partito. «Mentre vota la riforma Bonafede scritta da Lega e 5 stelle, il Pd ci accusa di tradimento perché votiamo una riforma scritta dall’attuale vicesegretario del Pd», twitta la capogruppo alla Camera di Italia Viva, Maria Elena Boschi. «In questa storia c’è qualcuno in malafede», aggiunge.
Nella mischia si gettano anche Davide Faraone e Lucia Annibali. Ma dal Nazareno si dicono convinti che Renzi stia bluffando. «Ieri, infatti, Italia Viva ha votato con Salvini e con la destra per impedire, sostanzialmente, l’avvio della riforma del processo penale che non si limita solamente alla riforma della prescrizione ma punta a garantire il giusto processo», è la tesi di Walter Verini. Giuseppe Conte, dal canto suo, prova a raffreddare il clima, ma invita Italia Viva ad abbassare i toni. «Con Bonafede stiamo lavorando alla versione definitiva e la riproporremo alla forze politiche per un’ulteriore valutazione. Mi aspetto che Italia Viva la possa valutare nel merito», dice il premier.
E mentre tra ex compagni di partito impazza la guerra fatta di botta e risposta, il centrodestra si gode il momento, soffiando sul fuoco delle contraddizioni interne alla maggioranza. Il deputato azzurro Enrico Costa, primo firmatario della pdl bocciata in Commissione con cui si chiedeva l’abrogazione della riforma Bonafede, è pronto a scommettere col ministro che il 27 gennaio, data in cui la sua proposta approderà alla Camera, ci saranno delle novità eclatanti.
«Scommettiamo che il 27 gennaio, in Aula, sarà lei ad essere isolato ed a finire in minoranza? Scommettiamo che tantissimi deputati della maggioranza, quando avranno l’opportunità di esprimersi liberamente, manderanno in soffitta la sua riforma?», è la provocazione dell’onorevole di FI, che ha già incassato il sostegno ufficiale di Matteo Renzi. «Scommettiamo che i veri garantisti non accetteranno di essere complici dell’omicidio del processo penale? Signor ministro, ha ancora 10 giorni di tempo per proporre una soluzione seria. Ci lavori».
L’opposizione ritrova dunque vigore dopo l’incidente sulla giustizia che ha spaccato la maggioranza. E oltre alla battaglia sulle Regionali ha trovato un altro fronte su cui provare a colpire la tenuta del governo. Tanto che la Lega sceglie di schierarsi apertamente al fianco delle camere penali, che per il 28 gennaio hanno indetto una giornata di sciopero.
«Siamo al loro fianco nella battaglia contro la sciagurata riforma Bonafede sulla prescrizione», afferma Andrea Ostellari, presidente leghista della commissione Giustizia a Palazzo Madama. «Insieme collaboreremo a stendere delle proposte di legge che consentano di evitare processi infiniti e garantiscano il diritto alla difesa degli italiani», aggiunge, evitando però di ricordare che la riforma in questione, quella della prescrizione, è legge dal primo gennaio proprio grazie ai voti del Carroccio, alleato dei 5Stelle nel precedente governo. Ma questi sono solo dettagli.