Due giorni fa abbiamo ospitato sul nostro giornale l’appello del presidente del Coa di Monza, Vittorio Sala, rivolto alla ministra Marta Cartabia, al Capo dello Stato Sergio Mattarella e a Mario Draghi affinché prendano a cuore la questione del Tribunale di Monza. Gli uffici giudiziari brianzoli stanno affrontando un momento molto delicato. Carenza di personale e rinvii lunghissimi delle udienze stanno mettendo in crisi l’avvocatura, ma anche i cittadini e le imprese. Un corto circuito che rischia di danneggiare tutti. Il Tribunale di Monza, secondo i dati di via Arenula, è sesto in Italia, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati. La situazione cambia invece per quanto riguarda l’organico. In questo caso gli uffici giudiziari brianzoli si piazzano al ventunesimo posto e le ripercussioni negative ogni giorno si susseguono. Occorrono, come evidenziato dall’avvocato Sala, almeno otto mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l’udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi. Per gli avvocati l’accesso alle cancellerie è diventato arduo. I tempi sono estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche, per le copie esecutive di decreti o per le sentenze. Difficoltà si registrano per l’accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice; centinaia di richieste via pec non aperte o inevase contribuiscono a rendere la vita dei legali monzesi un calvario. Il grido di dolore del Coa è condiviso da Laura Cosentini, presidente del Tribunale di Monza. Quanto si sta verificando è sotto gli occhi di tutti e il ministero della Giustizia deve correre ai ripari. «Il processo – dice al Dubbio la presidente Cosentini – non lo fanno solo i giudici, ma richiede anche l’intervento competente del personale amministrativo. Il processo penale richiede la presenza degli assistenti, altrimenti le udienze sono nulle. Da tempo sto sottolineando al ministero che quando viene tutto registrato si può fare a meno dell’assistente di udienza, dato che questi si limita a scrivere le generalità del teste e poi fa riferimento nel verbale alla registrazione effettuata. Si tratta di un tema che va affrontato normativamente. Nel civile, nel pct, qualunque atto telematico, provvedimento del giudice, verbale di causa o scritto difensivo, per poter essere visibile e avere una sua esistenza giuridica, deve essere accettato dal cancelliere. Sono operazioni che richiedono il lavoro del personale». La presidente Cosentini è molto propositiva. «Da tempo – aggiunge – insisto su un punto:  ci sono tantissimi atti dell’avvocato che non richiedono alcun controllo di cancelleria e che potrebbero essere accettati dal sistema con un timbro di cancelleria telematico. In questo modo avremmo del personale in più a disposizione. Quando io lamento la mancanza di risorse al ministero, faccio presente l’esigenza di valorizzare le risorse umane e faccio altresì proposte concrete. Non mi limito a protestare. I suggerimenti sono rimasti lettera morta. Devo dire però che la mia insistenza, io ho scritto negli ultimi mesi ben quattro note formali, e quella degli avvocati, che hanno supportato le mie iniziative, sembra stiano dando i loro frutti».  Da via Arenula iniziano a giungere segnali confortanti. «Venerdì scorso – evidenzia Cosentini – è stato comunicato che su 19 scoperture di cancelliere dovrebbero essere coperti 18 posti. È una risposta importante. A Monza abbiamo tre grosse scoperture riguardanti i cancellieri, gli assistenti e i funzionari. I cancellieri presenti sono 9 su 28 previsti in organico. I funzionari dovrebbero essere 34, ne sono presenti invece 20. Gli assistenti giudiziari dovrebbero essere 44 in organico, ma ce ne sono 29. Oltre al danno, la beffa. Ci sono assistenti che risultano in carico ai nostri uffici, ma sono invece distaccati altrove. Vi sono 9 assistenti fuori sede. Quanto rilevato dal Coa è la fotografia al 31 gennaio scorso. Dopo tale data, la situazione è leggermente cambiata, in meglio. Ora ci sono 55 scoperture di fatto, se teniamo conto dei distaccati. La scopertura formale del personale è del trenta per cento, sostanziale del trentasei per cento». La presidente del Tribunale fa un plauso al personale: «Sta dando il massimo. Comprendo bene lo stato d’animo degli avvocati. Il non funzionamento del Tribunale di Monza è una responsabilità che dobbiamo ripartire con il ministero della Giustizia, se non proprio ritenerla solo di quest’ultimo. Se arrivano cento atti da accettare in un giorno e un operatore è in grado solo di accettarne settanta, è ovvio che l’arretrato è destinato ad accumularsi. Il 31 maggio ho inviato una nota al ministero in risposta a un esposto di un avvocato di Milano, a proposito di quanto accade qui a Monza. Il professionista ha lamentato la denegata giustizia. Auspico che il ministero sia sempre più sensibile al grido di dolore dei giudici, degli avvocati e delle parti». Ma non solo disagi e problemi. Ci sono pure notizie positive che fanno ben sperare. Riguardano l’edilizia giudiziaria, un aspetto niente affatto secondario. Il Tribunale di Monza ha presentato al ministero della Giustizia tre progetti che verranno finanziati tutti con le risorse del Recovery plan. «I fondi – spiega Cosentini – serviranno alla costruzione della Cittadella della giustizia monzese. In Italia, su circa duecento uffici giudiziari, soltanto nove sono rientrati nel Recovery. I nostri progetti sono già allo stadio di fattibilità con previsioni di spesa e indicazione dei tempi di realizzazione dei lavori. Prevediamo di recuperare la caserma del centro storico per ospitare le sedi satellite del Tribunale. La Cittadella della giustizia sarà vicina, inoltre, alla fermata della metropolitana e servirà a valorizzare ancora di più Monza e il suo bellissimo centro storico. È bene che le buone notizie abbiano il risalto che meritano».