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È prevista per questa mattina la decisione del gup del Tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta, sulle eccezioni presentate dai difensori di Luca Palamara. Prima fra tutte, quella di incompetenza territoriale. Secondo la difesa dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, rappresentata dagli avvocati romani Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, il processo dovrebbe tenersi a Trapani, luogo dove sarebbe stata effettuata la prima dazione corruttiva, un soggiorno alle isole Egadi, da parte dell’imprenditore Fabrizio Centofanti.
Palamara, comunque, ha fatto sapere di essere pronto a rilasciare dichiarazioni prima della decisione del giudice sul rinvio o meno a giudizio. Secondo i pm umbri, Centofanti era un lobbista, un faccendiere, che aveva tutto l’interesse a coltivare il rapporto con Palamara, soprattutto quando quest’ultimo era componente togato del Csm. Una attività di fidelizzazione che sarebbe avvenuta “a prescindere dall’utilizzabilità di una determinata attività o un determinato atto” da parte di Palamara. “Il lobbista ha interesse a coltivare il rapporto con il pubblico ufficiale per poterlo sfruttare al momento opportuno”, aveva ricordato in udienza il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone.
Palamara, ed è una delle accuse, avrebbe dato indicazioni a Centofanti sulle indagini nei suoi confronti condotte nel 2017 dalla Procura di Messina. All’ultima udienza, il 19 marzo scorso, Cantone aveva depositato un nuovo verbale di interrogatorio reso il 4 febbraio dall’avvocato Piero Amara, uno dei coimputati di Palamara in questo processo, già condannato per altre vicende corruttive da diverse Procure, e fra gli artefici del “Sistema Siracusa”, creato per aggiustare i processi e di cui facevano parte professionisti e magistrati, sul quale aveva indagato appunto l’ufficio inquirente di Messina. Il verbale, di 6 pagine, era quasi tutto omissato in quanto, come aveva detto Cantone, “non abbiamo alcun interesse a renderlo pubblico: ci sono fatti di rilevanza investigativa che attengono ad altre vicende”. L’unica pagina non omissata era quella che riguardava il procuratore generale di Messina, Vincenzo Barbaro, e i suoi rapporti con Palamara. Cantone aveva anche aggiunto che questo verbale faceva parte di “un procedimento penale del 2021 in cui Amara viene sentito come imputato”. Barbaro, interrogato l’ 11 marzo 2021 da Cantone, aveva chiarito i propri legami con Palamara, dichiarando senza mezzi termini di “considerare calunniose le dichiarazioni dell’avvocato Amara” e, soprattutto, di non aver incontrato Palamara dopo le riunioni di coordinamento con la Procura di Roma del 14 febbraio 2017 e del 15 marzo 2017. Alla domanda posta da Cantone “si è incontrato con Luca Palamara dopo le riunioni del 14 febbraio 2017 e del 15 marzo 2017”, Barbaro aveva infatti risposto stizzito “assolutamente no”, portando come testimoni anche due colleghi con i quali era ripartito per Messina dopo la prima riunione e rispondendo in maniera certa anche sulla seconda riunione.
Il Gico della Guardia di Finanza, che ha effettuato le indagini, nell’informativa del 19 febbraio 2021, depositata sempre da Cantone alla scorsa udienza, aveva inserito un capitolo intitolato “Riscontri investigativi” a proposito degli incontri tra Palamara e Centofanti successivi a quelli tra Barbaro e Palamara finalizzati, appunto, al passaggio delle “informazioni riservate sull’indagine” di Messina a favore di Centofanti. I finanzieri avevano ritenuto pienamente dimostrati, attraverso “l’attività di analisi orientata sul rilevamento dei positioning con localizzazione Gps dell’autoveicolo in uso al Centofanti” gli incontri di Palamara con Centofanti a Roma. Barbaro, comunque, non è indagato.