La procura di Palermo archivia l’inchiesta, aperta nel 2018, relativa alla pista Nar sull’omicidio dell’ex presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella. Quando nel 2020 uscì fuori la notizia de L’Espresso sulla pistola calibro 38 che collegherebbe l'omicidio di Mattarella con l'assassinio del magistrato Mario Amato ad opera dell’ex Nar Gilberto Cavallini, Il Dubbio sollevò delle perplessità con due articoli.

I dubbi del nostro giornale sulla pista nera

Nel primo Valerio Fioravanti, in un’intervista al nostro giornale, spiegava il motivo per il quale, nei suoi confronti e dell’altro ex Nar Gilberto Cavallini, il giudice Giovanni Falcone aveva spiccato un mandato di cattura per l’omicidio. Il secondo articolo sempre de Il Dubbio ha evidenziato che l'utilizzo della pistola calibro 38 e la targa falsificata con due spezzoni di diverse targhe, è un modus operandi tipico di quasi tutti gli omicidi eccellenti di mafia. Il 6 gennaio è ricorso il 42esimo anniversario della morte di Piersanti Mattarella. A colpirlo, un giovane che lo attende in prossimità dell’uscita del garage dal quale si appresta ad uscire alla guida della sua Fiat per recarsi ad assistere alla messa. Tra i primi a soccorrere Mattarella è il fratello Sergio, l’attuale presidente della Repubblica. Lo tiene in braccio, gli regge la testa, si aggrappa al suo ultimo brandello di vita e versa le prime lacrime quando cessa definitivamente di respirare.

Gli ex Nar Fioravanti e Cavallini assolti

Il processo sull’omicidio Mattarella si è concluso con l’assoluzione degli ex Nar Fioravanti e Cavallini, mentre sono stati condannati Riina assieme ai sei mafiosi. Condannai per calunnia Izzo e Pellegritti come aveva richiesto a suo tempo Falcone. Tutti i pentiti mafiosi ascoltati durante il processo hanno confermato che gli esecutori appartenevano alla cupola. I giudici d’Appello, inoltre, sono stati chiari sul punto: «Non regge, sul piano logico, l'impiego di killer esterni all'organizzazione mafiosa. L'ottica dello scambio di favori, infatti, ha senso per i terroristi neri che avrebbero tratto grande vantaggio dall'aiuto della mafia. Lo stesso non è a dirsi per Cosa nostra alla quale non facevano e non fanno difetto né armi di qualsiasi tipo, né killer abili e spietati».

Falcone lo definì un omicidio "politico-mafioso"

L'omicidio Mattarella, come lo definì lo stesso Falcone, è “politico-mafioso”. Un presidente della Regione che voleva mettere “le carte in regola” era un pericolo per Cosa nostra soprattutto in merito alla spartizione degli appalti. Ed era quindi anche “politico”, visto che don Vito Ciancimino – uomo vicinissimo ai corleonesi - fu contrastato da Piersanti Mattarella per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi.Ma come nasce questa incertezza nell’individuare l’esecutore dell’omicidio? Un aiuto ce lo può dare lo stesso Falcone, grazie alla recente desecretazione della sua audizione del 1990 in commissione Antimafia, grazie alla segnalazione de Il Dubbio e accolta dal presidente Nicola Morra. «Il 1980 – spiegò Falcone – ha rappresentato il momento più acuto di quella crisi che sarebbe poi sfociata nella guerra di mafia: da un lato vi erano Bontade e Inzerillo (Badalamenti era stato già buttato fuori da Cosa nostra) mentre dall’altro vi erano i corleonesi».

Tutti i collaboratori di giustizia non hanno saputo indicare il killer di Mattarella

Importante questo punto, perché nel momento della crisi «ognuno aveva paura di fare il primo passo». C’era una parte della mafia che voleva ucciderlo, l’altra era indifferente. Ma allora perché una parte della mafia decise di eliminare Piersanti Mattarella, ma senza avvisare gli altri? «Bisognava indicare le ragioni per cui si uccideva una persona, quale fatto in concreto si contesta a Mattarella, quale persona del mondo politico aveva chiesto di ammazzarlo!», rispose Falcone.

Il movente dell'omicidio Mattarella spiegato da Tommaso Buscetta

Ecco spiegato, perché tutti i collaboratori della giustizia escussi non hanno saputo indicare il killer di Mattarella. Resta però chiaro il movente. A spiegarlo è stato Tommaso Buscetta. Nel 1984, innanzi a Falcone, aveva già affermato che Piersanti Mattarella è stato ucciso su mandato della “Commissione” e su ispirazione di Salvatore Riina. Il 26 novembre del 1992, negli Uffici della Dia a Roma, dinanzi agli allora sostituti procuratori Guido Lo Forte, Giuseppe Pignatone, Gioacchino Natoli, Roberto Scarpinato e Giusto Schiacchitano, il pentito Buscetta è stato più chiaro: «Per quanto riguarda l'omicidio dell'onorevole Mattarella, attese le regole e la prassi di Cosa nostra, come ho già avuto modo di dire ampiamente, ebbi quindi la certezza che si trattava di un omicidio deliberato dalla Commissione ed eseguito materialmente da uomini di Cosa nostra. Ho recentemente dichiarato alla Commissione parlamentare antimafia che i neo-fascisti attualmente imputati di questo omicidio sono innocenti, poiché se fossero stati loro gli autori materiali del delitto sicuramente lo avrei saputo ovvero avrei registrato un eccezionale allarme tra gli uomini d’onore da me incontrati in quel 1980». Poi Buscetta andò sul punto: «Un altro cenno a questo omicidio mi fu fatto dall'onorevole Salvo Lima, nel corso dell'incontro all'hotel Flora di Roma, di cui ho già parlato. Il Lima, naturalmente, non essendo un uomo d’onore, non poteva avere conoscenze precise di questo fatto. Egli, però, commentando questo omicidio, mi disse che l'onorevole Mattarella aveva contrasti con Ciancimino ed era un uomo politico che - dopo l'omicidio del Reina - aveva cominciato a fare pulizia nel mondo degli appalti».

Buscetta: «Bontade mi disse che tale omicidio era stato deciso dalla Commissione per l'insistenza dei "corleonesi"»

E aggiunse: «Infine, sempre nel 1980, conversando a Palermo con Bontate Stefano, questi mi disse che tale omicidio era stato deciso dalla Commissione per l'insistenza dei "corleonesi", i quali sostenevano che il Presidente della Regione, con le sue nuove regole e con la sua nuova politica, faceva loro perdere gli appalti».Il movente è chiaro, quello che lega tutti gli omicidi eccellenti: gli appalti. Una centrale unica mafiosa, un giro di affari miliardari che per la prima volta vennero cristallizzati nel famoso dossier redatto dagli ex Ros Giuseppe De Donno e Mario Mori. Rimane da individuare l'esecutore dell'omicidio Mattarella: è da ricercarlo in uno dei mafiosi che da giovani assomigliavano a Valerio Fioravanti?