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«Il nuovo Esecutivo pare immobile e silente, indifferente a qualsivoglia sollecitazione di porre termine a una condizione di servilismo ottocentesca che non ha pari nel nostro ordinamento» e le istanze della magistratura onoraria «continuano a non ricevere concreto e adeguato riscontro dal Governo, dal ministro della Giustizia e dalle forze parlamentari, nonostante l’avvio della procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea». Lo scrive in un documento la Consulta della magistratura onoraria, dichiarando lo «stato di agitazione permanente». Le toghe onorarie chiedono quindi un «incontro urgente» con il «presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, i componenti del Governo ed i componenti delle Commissioni parlamentari» e si dicono pronte a porre in essere «ogni necessaria iniziativa di denuncia e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della società civile, con le conseguenti astensioni dalle udienze e da tutte le altre attività giudiziarie secondo i tempi e le modalità previste dai rispettivi codici di autoregolamentazione del diritto di sciopero». «Si constata - si legge ancora nel documento delle toghe onorarie - una incomprensibile e continua dilatazione dei tempi contingentati, con reiterate richieste di proroga, finalizzate solo all’immobilismo ed al risparmio anche sui fondi già stanziati dall’ex Guardasigilli Cartabia per la stabilizzazione di 4.600 magistrati in servizio», mentre «permane l’inadempienza dello Stato alle prescrizioni in materia di status e trattamento del magistrato onorario italiano, lavoratore e magistrato europeo» e «desta grave sconcerto l’assenza di qualsivoglia riferimento alla magistratura onoraria nella manovra di bilancio in via di definizione». Per la Consulta della magistratura onoraria, dunque, «il rischio, gravissimo, è il persistere di una condizione inaccettabile e una stagione di blocco del sistema giustizia già dal prossimo mese di gennaio, davanti al disprezzo che si percepisce nei confronti di ogni istanza di ripristino dello stato di diritto».