«Per poter commentare compiutamente le determinazioni della Procura di Perugia bisognerebbe leggere gli atti». È un Luca Palamara che come al solito non le manda a dire quello che commenta la richiesta di archiviazione della procura di Perugia sulla cosiddetta Loggia Ungheria, dopo i recenti sviluppi. «Contrariamente a quanto emerge dalla lettura di alcuni quotidiani di parte, i cittadini hanno il diritto di essere correttamente informati e al momento posso solo apprezzare il carattere tecnico del comunicato stampa, rilevando come Amara sia stato definito inattendibile - ha detto Palamara - Mi auguro che si prosegua nell'accertamento dei motivi che hanno spinto Amara a rendere tali dichiarazioni». Secondo l'ex pm questo è «necessario per un dovere di verità e per capire perché, ad esempio, in una mail del 24 aprile 2020 indirizzata dal Procuratore aggiunto Laura Pedio a Storari si parla di un atteggiamento collaborativo rilevante nei contenuti da parte di Piero Amara: il Csm o l'Anm sono interessati a capire cosa accadde o forse è materia di una commissione di inchiesta?». L'ex membro del Consiglio superiore della magistratura ed ex capo dell'Anm spiega poi che «l'esistenza di una associazione non ha, solo per questo, rilevanza penale, quello che pare essere stato escluso dalle indagini è la sussistenza del reato previsto dalla legge Anselmi, mentre appare chiaro che non tutta l'inchiesta sia stata destinata all'archiviazione». Non solo. «Sarebbe poi interessante comprendere se il filone fiorentino dell'inchiesta sia giunto al termine, anche se dal comunicato si evince un coordinamento, anche prossimo, con la Procura di Milano che però sicuramente era coinvolta nella vicenda in questione - continua Palamara - È bene ricordare che a Firenze è stata inoltrata la posizione dell'ex procuratore di Perugia Luigi De Ficchy: certamente le fughe di notizie hanno danneggiato l'indagine ma ciò anche nel senso che quelle persone che, direttamente od indirettamente, sono state chiamate in causa rimarranno comunque con lo stigma senza che le loro posizioni, per scelta della Procura di Perugia, siano sottoposte al vaglio del Gip». Infine, dà una propria previsione dei fatti. «Per il resto, come ho scritto nel libro "Lobby e logge", ciò che chiaramente non è mai esistito è che questa Loggia abbia inciso sul meccanismo degli incarichi direttivi e tanto meno sulla nomina del Procuratore di Milano nel 2016 - ragiona Palamara - In quel caso la nomina di Francesco Greco fu il frutto di un accordo tra le correnti e la politica». Di una cosa l'ex pm appare certo. «Il capitolo Ungheria non è affatto finito - conclude . Si stanno aprendo molti procedimenti per calunnia e sicuramente ci saranno altri colpi di scena».