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vincenzo nespoli
«Se la Cassazione ha annullato per la seconda volta una sentenza della Corte d’Appello di Napoli per una questione che risale a 15 anni fa, la prima considerazione da fare è che non si può essere imputati per 15 anni». A dirlo all’Adnkronos è Vincenzo Nespoli, ex sindaco di Afragola (Napoli) e senatore del Pdl dal 2008 al 2013, a processo ormai da tre lustri, al punto da essere arrivato ormai al quinto grado di giudizio. Mercoledì la Cassazione ha infatti annullato con rinvio per la seconda volta la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Napoli nei confronti dell’ex sindaco, accusato di bancarotta in relazione al fallimento di una società di vigilanza di Afragola. Processo da rifare, dunque.
L'ex senatore difeso dai professori Vincenzo Maiello e Vittorio Manes - è stato condannato a sei anni di reclusione (otto in primo grado) dalla Corte di Appello di Napoli (terza sezione) ma la quinta sezione penale della Suprema Corte, nel maggio 2019, adottò la stessa decisione presa mercoledì scorso dai giudici della prima sezione. L'arresto dell'ex senatore risale al 2013. Con il rinvio è scattata anche la revoca della confisca da 1,7 milioni di euro notificata all'ex parlamentare.
Si tratta dunque di una vicenda giudiziaria che Nespoli non esita a definire «paradossale». Già nella prima sentenza, sottolinea l’ex parlamentare, «la Cassazione evidenziava l’illogicità di ragionamento da parte delle corti che si sono pronunciate a livello locale. C’è stato un travisamento dei fatti, non c’è stata oggettività nella valutazione delle vicende illustrate e la Cassazione nella prima sentenza è stata perentoria ad evidenziare queste cose. Il paradosso è che nel secondo caso la sentenza non si riferisce all’imputato Nespoli ma ci siamo costituiti per difendere la Cassazione, alla quale la Corte d’Appello non ha risposto sui rilievi evidenziati sulla prima sentenza». Un botta e risposta giudiziario che ha tenuto la vicenda a mollo per ben 15 anni.
Per Nespoli si tratta di «una vicenda che mi è costata politicamente e personalmente. Politicamente perché mi ha costretto allo stop, non sono stato messo in condizione di essere ricandidato al Parlamento nel 2013 e ho abbandonato la carica di sindaco di Afragola, per una vicenda che come sentenzia la Cassazione non esisteva, dovendo scontare inoltre 9 mesi di arresti domiciliari. Dal punto di vista personale - aggiunge - è stato un disastro, ho trascorso 15 anni a lottare, ho subito provvedimenti restrittivi e collaterali con sequestri e confische, cose che distruggerebbero qualsiasi famiglia, tutto ciò al di là delle spese legali».
Pur sottolineando di non voler legare la sua vicenda personale al tema generale della giustizia in Italia, Nespoli riconosce che «la giustizia è un terreno sul quale il prossimo Governo dovrà aprire un confronto molto ampio in Parlamento per coinvolgere il maggior numero di settori, perché non è possibile fare una riforma di parte su questa materia». La priorità, sottolinea, «è la ragionevole durata dei processi. La gente non può essere imputata a vita, deve avere un tempo decente per sapere se è colpevole o innocente».