Nel Coa di Bari i praticanti iscritti sono 1556. Prevalgono le donne, 846, mentre gli uomini sono 710. Gli avvocati sono invece 3820, le avvocate 3041. In tutto gli iscritti nel Foro barese sono 6861. La tendenza, a sentire il presidente dell’Ordine, Giovanni Stefanì, è quella di un calo del numero delle toghe. Le cause sono legate a diversi motivi.

Il primo è connesso alla pandemia, che ha inciso sulle modalità di lavoro - si pensi alle udienze a trattazione scritta nel civile - e sui fatturati. Meglio, quindi, come abbiamo iniziato a raccontare sul nostro giornale nel viaggio nei Coa italiani, scegliere il lido più sicuro del posto fisso e tentare la via dei concorsi pubblici.

Si avranno ripercussioni sulle iscrizioni nelle facoltà giuridiche? Non è semplice dare una risposta a questa domanda. «Ormai - dice Giovanni Stefanì - da tempo assistiamo ad una sempre più crescente crisi della professione forense a causa della emergente insostenibilità della stessa.

Negli ultimi anni abbiamo registrato un forte calo di iscrizioni alla facoltà di giurisprudenza e di conseguenza una significativa diminuzione di iscrizioni al registro dei praticanti e agli esami di abilitazione. Qui a Bari cresce il numero delle colleghe, prossime al sorpasso, che già si registra nei praticanti, ma permane il divario reddituale a discapito delle donne».

Il Coronavirus ha inferto un duro colpo alla professione. Tenere aperti gli studi, in mesi in cui le entrate si sono ridotte, per non dire azzerate, ha messo a dura prova tanti avvocati con i loro collaboratori. «Certamente la pandemia – evidenzia Stefanì - ha alterato e accelerato le difficoltà già esistenti aggravate dalle condizioni in cui versa la funzione giurisdizionale che si è trovata impreparata a fronteggiare l’emergenza. Per questo può affermarsi che una delle cause della crisi professionale forense risiede nella incapacità della funzione primaria dello Stato ad assolvere alla efficace tutela dei diritti ed interessi dei cittadini. A questo si aggiunga la scarsa remuneratività del lavoro degli avvocati, che hanno visto ridurre in maniera esponenziale i propri guadagni a fronte dell’aumentare significativo dei costi di gestione degli studi».

Un po’ di luce in fondo al tunnel si vede con le riforme. Ma la strada è ancora lunga. «Le sorti della professione forense – commenta il presidente del Coa di Bari sono strettamente legate agli interventi di riforma dell’ordinamento giudiziario che non possono limitarsi alle riforme processuali essendo imprescindibile una riorganizzazione della Giustizia in senso strutturale ed organico. Bisogna dotare la giustizia delle necessarie e adeguate risorse umane e strutturali, aumentando vigorosamente gli organico del personale di magistratura e di cancelleria e intervenendo urgentemente sulle strutture edilizie e informatiche. Coerente con tale impostazione la recente decisione del Governo di nominare un Commissario per risolvere la situazione dell’edilizia giudiziaria del nostro Foro. Segnale molto atteso e necessario per restituire dignità alla nostra comunità forense.

Allo stesso tempo è necessario restituire alla professione legale la sua rilevanza sociale attraverso forme efficaci di incentivazione e sostenimento. Se da un lato bisogna rivedere con urgenza il sistema di accesso alla professione, disegnando un percorso che fin dagli studi universitari sia finalizzato alla formazione specifica, da un altro lato si deve valorizzare il lavoro degli avvocati».

Anche nel Coa di Bari ci sono diversi avvocati vincitori di concorso che lasceranno la toga. «Molte colleghe e molti colleghi – prosegue Stefanì sono costretti ad abbandonare la loro vocazione professionale in favore della certezza della retribuzione e questo, certamente, avrà delle conseguenze sul piano della risposta alle aspettative del cittadino. Gli interventi a sostegno della professione forense e una riforma di sistema della funzione giurisdizionale, da tempo richiesti dall’avvocatura e ribaditi nell’ultima sessione ulteriore del Congresso forense, servono a garantire al cittadino una risposta efficace alla sua legittima domanda di giustizia».