In più di un’occasione gli agenti penitenziari hanno letto le corrispondenze dei detenuti inviate al Garante nazionale delle persone private della libertà. Sono atti che violano non solo l'articolo 20 del Protocollo opzionale alla convenzione contro la tortura, ma anche l'istruzione applicativa data con la circolare del 18 maggio 2016. Un fatto, grave, tanto che si è mosso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) inviando una missiva a tutte le direzioni delle carceri per stigmatizzare l’accaduto e affinché non si ripeta più.

«Si è certi – si legge nella lettera del direttore generale del Dap - che si sia trattato di disattenzione nel seguire una prassi routinaria, ma non viene meno la gravita della violazione del segreto epistolare: trattasi, infatti di diritto che riprende pienezza, anche quando affievolito dal provvedimento giudiziale di visto, ne eccettuati dalla legge». Per questo motivo, si legge sempre nella missiva, il Dap deve «perciò invitare le LL. SS. a investire i comandanti dei reparti perché siano evitate in futuro tali trascuratezze».

La questione non è di poco conto. Bisogna ricordare che l'ufficio del Garante nazionale è un organismo di monitoraggio indipendente richiesto agli Stati aderenti al Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (Opcat). Quest’ultimo, entrato in vigore nel giugno 2006, ha dato vita ad un ' doppio pilastro' per la prevenzione della tortura: a livello internazionale, il Sottocomitato delle Nazioni Unite sulla prevenzione della tortura, e a livello nazionale con i Meccanismi nazionali di Prevenzione che ogni Stato ha avuto l’obbligo di istituire sotto forma di appositi organismi indipendenti, quale appunto il Garante nazionale in Italia. Si tratta di un organismo che si caratterizza per l’indipendenza da ogni potere dello Stato e per l’esercizio libero del potere di verifica delle situazioni di restrizione della libertà personale. Il protocollo della convenzione contro le torture – recepito tramite una legge nazionale garantisce quindi alcuni poteri al Garante, tra i quali i colloqui riservati (anche con i reclusi al 41 bis) e il ricevere, senza alcuna censura, petizioni scritte, documenti o altro materiale redatto dai detenuti. La riservatezza nei colloqui e nelle corrispondenze epistolari con il Garante è importante perché dà la possibilità al detenuto di sentirsi libero di esprimere le proprie doglianze senza subire condizionamenti di alcun genere. Come detto, si è verificato spesso la violazione della riservatezza delle corrispondenze, per questo il Dap è prontamente intervenuto tramite una lettera inviata a tutti i direttori dei penitenziari e ai provveditori regionali.