«E' ormai imminente il termine di entrata in vigore della norma che di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la pronunzia della sentenza resa dal giudice del primo grado». Inizia così la nota con cui l’Unione Camere penali comunica la proclamazione di un’intera settimana di astensioni dalle udienze, da lunedì 21 a venerdì 25 ottobre, contro la soppressione dell’istituto.

«Il Ministro della Giustizia ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma», ricordano i penalisti, «mentre il Partito Democratico,  ha formulato, sul punto, riserve assai blande, indeterminate nei contenuti e non di rado contraddittorie. È manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal Ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della riforma della prescrizione, cioè entro il 31 dicembre 2019», si legge nella nota.

La delibera dell’Ucpi, firmata dal presidente Gian Domenico Caiazza e dal segretario Eriberto Rosso, ricorda ancora: «Il cittadino resterà in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda, come denunciato dai penalisti con l’intera comunità dei giuristi italiani. È chiaro a tutti gli addetti ai lavori, anche alla magistratura, che l’entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione». L’Ucpi proclama dunque «l’astensione dalle udienze e da ogni attività nel settore penale per i giorni 21, 22, 23, 24 e 25 ottobre 2019».

Una grande mobilitazione, che avrà il clou in un evento nazionale, ma che vedrà impegnata l’avvocatura in tutto il Paese: la giunta dell’Ucpi, infatti, «invita tutte le Camere Penali territoriali ad organizzare iniziative volte ad informare la pubblica opinione e a coinvolgere le forze politiche, le altre associazioni forensi, la magistratura, l’Università e tutti coloro che intendono impedire l’affermarsi della idea incivile e incostituzionale dell’“imputato a vita”».