La ministra della giustizia Marta Cartabia ha ribadito il suo impegno per risolvere l’emergenza carcere. A renderlo pubblico Rita Bernardini del Partito Radicale e presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino. La ministra ha incontrato la storica militante radicale al 19esimo giorno dello sciopero della fame. per consegnarle un dono di un ergastolano del carcere di Opera che ha partecipato al congresso di Nessuno tocchi Caino. È una piccola tela ricamata da Antonio A. con i nomi delle donne che parteciparono alla Costituente e la celebre frase di Calamandrei: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione».

La ministra sta cercando di fare tutto il possibile sugli obiettivi prefissati dall’azione nonviolenta. «Anche se non dobbiamo dimenticare che la ministra “non ha truppe in Parlamento” e che è per questo che mi sto rivolgendo a deputati e senatori».

La guardasigilli conta molto sul lavoro della Commissione da lei istituita per migliorare le condizioni nelle carceri, commissione capeggiata da Marco Ruotolo, professore ordinario di Diritto Costituzionale. «Mi ha chiesto di sospendere lo sciopero della fame per le feste natalizie e mi ha autorizzato di rendere pubblico questo suo auspicio.

Vedremo. Spes contra spem». A proposito della commissione, ieri ha consegnato alla guardasigilli la relazione finale predisposta al termine dei lavori che si sono tenuti nell'ultimo trimestre del 2021. La ministra ha anticipato l'intenzione di concentrarsi da gennaio sull'attuazione dei provvedimenti. Ma che cosa chiede Rita Bernardini con lo sciopero della fame e con il suo “memento”, ovvero la sua “ora d’aria” giornaliera sotto il Ministero a via Arenula? Che i parlamentari di tutti i gruppi politici dicano cosa intendano fare per superare lo stato di illegalità delle carceri, a partire dal sovraffollamento.

Una illegalità tanto più grave con la ripresa dei contagi Covid. Con l’iniziativa nonviolenta in corso, si chiede l’approvazione delle proposte dell’onorevole Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata: la prima, “speciale”, per elevare da 45 a 75 i giorni di liberazione anticipata ogni semestre a partire dal 31 dicembre 2015; la seconda, “strutturale”, per modificare l’ordinamento penitenziario per portare i giorni di liberazione anticipata da 45 a 60. Ma il problema è la mancanza di volontà politica da parte della maggior parte dei parlamentari. L’obiettivo di Rita Bernardini è proprio quello: coinvolgerli per mettere di nuovo al centro quei valori “sacri” della costituzione italiana.