«Stravagante»: è con questa parola chela Cassazione ha bocciato una delle soluzioni adottate dalla Corte d'appello di Torino per sveltire i processi e smaltire l'arretrato. Alla base di tutto una causa per violazione di domicilio (con tre imputati condannati in primo grado) di cui, il 7 novembre 2018, è stata dichiarata la prescrizione: i magistrati subalpini avevano scritto alla parte civile invitandola a «manifestare interesse» alla continuazione del procedimento. Il reato era ormai prescritto, scrivono i giudici, e le «esigenze organizzative in relazione ai gravossisimi carichi di lavoro» imponevano di celebrare l'udienza solo nel caso in cui la vittima fosse davvero interessata.

Cosa che l'avvocato della parte civile, fece, inviando una e- mail a Palazzo di Giustizia ma, nonostante questo, fu dichiarata la prescrizione. Secondo la Cassazione, che ha cancellato la sentenza trasmettendo le carte alla giustizia civile per permettere alla donna di ottenere un risarcimento dagli imputati, la mossa dei giudici torinesi «ha introdotto un meccanismo di doverosa attivazione sconosciuto alla nostra legislazione (oltre che alla giurisprudenza) e ha adoperato un modulo procedimentale stravagante rispetto ai principi che regolano la partecipazione della parte civile». «Una forzatura del sistema - ha concluso la Cassazione - che non può essere avallata». Lo scorso ottobre la Cassazione aveva bocciato una ordinanza della Corte d'appello di Torino perché era basata su un modulo prestampato e precompilato che non aveva nemmeno tenuto conto degli argomenti proposti dall'avvocato difensore.