«La giudice ha interrotto l’udienza e mi ha accusato di avere apostrofato “con irripetibili insulti” il giovane carabiniere ( definito con tono materno “un ragazzo per bene, che fa il suo lavoro”). Ma non è vero. Non mi ha concesso il diritto di replica e ha preso in considerazione solamente il resoconto dell’appuntato pieno di inesattezze da inviare ai competenti Organi disciplinari, che avrebbero provveduto al mio caso». È l’avvocato Paolo Di Fresco del foro di Milano a denunciare l’accaduto. Una vicenda che lo ha costretto a segnalare il comportamento del giudice all’ordine degli avvocati e alla camera penale.

Andiamo con ordine. Giovedì scorso, alle 11.30, assieme a molti altri colleghi, l’avvocato Di Fresco attendeva nel corridoio dell’Ufficio gip, in attesa che la giudice “chiamasse” il suo processo, fissato per le 11.10. Ad un certo punto un carabiniere di piantone ha ordinato ai presenti di tacere e sgombrare il corridoio. In particolare a Di Fresco e altri due colleghi, veniva intimato di togliersi di mezzo. «Dovete levarvi di qui», avrebbe detto loro. A quel punto, l’avvocato Di Fresco racconta di aver risposto al giovane appuntato in modo netto, invitandolo a serbare un atteggiamento più rispettoso nei confronti degli avvocati impegnati nelle loro attività. «A quel punto – prosegue Di Fresco nel racconto dell’accaduto -, il carabiniere mi si avvicinava con fare minaccioso ma io non raccoglievo la provocazione e testualmente lo invitavo a lasciar perdere e andarsene (“Lasci perdere e veda di andarsene”)». Un quarto d’ora più tardi, lo stesso appuntato gli ha chiesto di seguirlo nella stanza del giudice cui si doveva l’ordine di far allontanare gli avvocati dal corridoio. Ed ecco che si arriva al punto, quello che l’avvocato Di Fresco vede come un comportamento irrispettoso per l’intera categoria. «La stessa - racconta nei dettagli l’avvocato Di Fresco -, interrotta l’udienza, mi accusava di avere apostrofato “con irripetibili insulti” il giovane carabiniere ( definito con tono materno “un ragazzo per bene, che fa il suo lavoro”) e, convocato il suo vicino di stanza e presunto testimone del confronto tra me e l’appuntato, imbastiva una sorta di giudizio direttissimo nei miei confronti. Chiusa la porta e interrogato l’appuntato ( senza concedermi alcun diritto di replica), dettava al cancelliere un resoconto pieno di inesattezze da inviare ai competenti Organi disciplinari, che avrebbero provveduto al mio caso». Sorpreso da quel modo di procedere, l’avvocato Di Fresco ha chiesto di poter contattare un consigliere dell’Ordine o un rappresentante della Camera Penale, ma la giudice avrebbe tagliato corto dicendo che non si trattava di un processo, ma di una mera segnalazione per il suo comportamento irriguardoso nei confronti delle Istituzioni. Riuscendo a strappare almeno una battuta in sua difesa, l’avvocato racconta di aver ribadito di non avere offeso l’appuntato, ma di avere soltanto protestato di fronte a un atteggiamento che riteneva irrispettoso nei confronti degli avvocati presenti.

Prosegue l’avvocato del foro di Milano: «Insistevo inoltre nel dire – e di ciò pretendevo si desse atto in quella parodia di verbale che, schiumando di rabbia, la giudice aveva dettato al cancelliere – che il Tribunale è anche degli avvocati, i quali non sono ospiti da tollerare a stento nel Palazzo di Giustizia». Conclusa la verbalizzazione, gli era infine consentito di lasciare la stanza e tornare alle sue attività. Questi, in sintesi, i fatti che l’avvocato di Fresco ha ritenuto opportuno segnalare all’ordine e alla camera penale.

Aggiunge anche un altro particolare. A detta sua, o meglio si tratta di una impressione, la giudice avrebbe colto l’occasione per dare seguito a un piccolo, personale, regolamento di conti. Infatti, nel luglio 2021, nel corso dell’udienza preliminare di un processo da lei presieduto, l’avvocato aveva vibratamente protestato contro la sua decisione di limitare gli interventi dei difensori, costringendoli a discutere non più di 5 minuti a testa nell’interesse di imputati ( tra cui il suo assistito) che non avevano avuto modo di far sentire la loro voce nei lunghi mesi di custodia cautelare a cui erano stati sottoposti. «So dai colleghi che la mia netta presa di posizione aveva suscitato già allora una sua reazione sopra le righe», rivela sempre Di Fresco. La segnalazione dell’avvocato conclude con una nota polemica: «I fatti odierni parrebbero, dunque, confermare l’esistenza di un atteggiamento astioso della giudice nei confronti di quegli avvocati che non sono disposti a baciare la pantofola del Giudice sovrano».