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Niente catene, niente guinzaglio, ma un “braccialetto” elettronico sulla caviglia destra che lascia segni evidenti di lividi. Si è presentata così ieri mattina Ilaria Salis in tribunale a Budapest, scortata dal padre Roberto. «Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato in questi mesi, ma non posso aggiungere altro perché sono sotto processo», ha detto la donna ai cronisti presenti assieme agli amici tra cui il fumettista Zerocalcare.
Poi l'udienza, che ha vissuto un momento di caos quando il giudice Josef Szos, ha rivelato l'attuale indirizzo dove la donna sta scontando i domiciliari. «La rivelazione è stata accolta da un mormorio in aula e dalle proteste del nostro collega ungherese e di Roberto Salis - ha spiegato l’avvocato Mauro Straini - Solo dopo le proteste il giudice ha ordinato di cancellare l’indirizzo dal verbale e di non divulgarlo ai giornalisti ma ormai il danno era stato fatto». Per Roberto Salis l’episodio è «un fatto gravissimo, una minaccia per mia figlia, per la sua famiglia e per tutti i cittadini italiani che la stanno aiutando». E intimando poi il governo «a muoversi per riportarla in Italia immediatamente o per trasferirla in Ambasciata».
Proteste anche da Avs, partito per il quale Salis è candidata alle Europee, che con i suoi leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli parla di «brutto segnale» e «una gigantesca violazione dei diritti», invitando il governo italiano a fare pressioni su quello ungherese. «Eravamo preoccupati di questo processo e delle sue garanzie, e rimaniamo preoccupati ancor oggi - aggiungono Bonelli e Fratoianni - Anche quest'ultima udienza conferma la natura strumentalmente politicizzata di un’inchiesta delle autorità ungheresi che ha portato a lunghi, durissimi, ingiustificati mesi di reclusione per Ilaria con sofferenze inaccettabili: tutto questo deve finire al più presto».
La risposta del governo è arrivata direttamente dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che è intervenuto al Festival dell'Economia di Trento. «Non è possibile che un governo interferisca con la magistratura», ha detto il Guardasigilli. Sul caso Salis «è stata seguita la procedura prevista dagli accordi internazionali e la concessione dei domiciliari in Italia può essere fatta dopo la concessione nel paese di detenzione, ha aggiunto, «chiedere e ottenere i domiciliari in Ungheria è la “condicio sine qua non” per ottenerli in Italia».
In udienza c’è stato poi un passaggio in cui due testimoni e una presunta vittima convocati dal giudice non hanno riconosciuto Salis, accusata di aver aggredito dei militanti di estrema destra durante una contromanifestazione nel “Giorno dell’Onore”, una rievocazione di omaggio ai combattenti filonazisti. «Nessuno dei tre, due donne e un uomo, l’ha riconosciuta, sollecitati dal giudice a dire se l’avessero vista in quei frangenti - ha detto l'avvocato Striano - Una delle vittime ha detto di essersi resa conto tre mesi dopo i fatti di avere delle lesioni a tre costole oltre alle altre già indicate nel capo d’imputazione: non ha saputo spiegare perché abbia atteso così tanto per farsele mettere a referto ma ha detto di avere continuato a praticare tiro con l’arco in questi mesi».
Infine, è arrivata la decisione del giudice Szos, che ha prorogato per altri sei mesi la custodia cautelare in Ungheria. «Di fatto ha respinto la nostra reiterata richiesta di farle avere i domiciliari in Italia», ha detto Striano, mentre il processo è stato aggiornato al sei settembre.
A Salis è arrivato anche il sostegno di Mimmo Lucano, candidato anch’egli per Avs. «Sono felice che abbia potuto riabbracciare papà Roberto e i suoi familiari, ma gli arresti domiciliari però non sono una liberazione - ha scritto l’ex sindaco di Riace sui social - C’è ancora molto da fare per riportare Ilaria libera in Italia».