«Essere magistrato oggi è meno piacevole che esserlo vent’anni fa. Siamo meno popolari ma ce la siamo cercata noi, e credo che negli ultimi anni la magistratura abbia dato la peggiore immagine di sè». A dirlo, Roberto Piscitello, ex pm della Dda di Palermo, per anni al Ministero della Giustizia e al Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e ora sostituto procuratore a Marsala, intervenuto alla presentazione del libro Non chiamatelo ragazzino di Marco Pappalardo sulla storia del giudice Rosario Livatino, ucciso nel 1990 dalla mafia. «Se si limitasse ai magistrati la possibilità di andare in televisione a sostenere le proprie ragioni, non credo che si possa gridare al bavaglio», aggiunge Piscitello. Il magistrato in passato si è occupato della caccia al latitante Matteo Messina Denaro e adesso è tra i titolari delle nuove indagini sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone (sparita 17 anni fa da Mazara del Vallo). «Penso che non sia corretto andare in televisione a sostenere ragioni che non hanno retto ai gradi di giudizio o intavolare contrasti con il giudice che non ti ha accettato la misura cautelare, non credo che l’insegnamento della storia del giudice Livatino sia questo, dice ancora». L’incontro, cui ha partecipato anche Claudio Fava, presidente della commissione regionale Antimafia, si è svolto negli spazi del locale Morsi& Sorsi, in passato bersaglio di estorsioni e danneggiamenti, che si affaccia sulla piazza di Porta Nuova, uno spazio libero in cui «si respira il fresco profumo di libertà», sottolinea Piscitello, che nel 2007, da pm della Dda di Palermo, contribuì alle indagini in cui furono arrestati i boss marsalesi responsabili delle intimidazioni.