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Draghi
Ex premier contro premier. L'incontro tra Giuseppe Conte, appena investito della carica di leader dei 5S da Beppe Grillo, e il presidente del consiglio Mario Draghi è uno spartiacque della maggioranza di governo. Conte proverà a portare a casa modifiche sostanziali della riforma della giustizia Cartabia, Draghi dovrà decidere se cedere o tenere il punto. Secondo Francesco Verderami del Corriere della sera, l'ex premier Giuseppe Conte giudica il testo di Cartabia più o meno un colpo di spugna, visto che «centocinquantamila processi rischiano di svanire nel nulla. Mentre il premier la pensa esattamente al contrario, ma si limiterà a prendere atto di quanto ascoltato perché ritiene che il modo migliore per portare a casa il provvedimento sia restare fermi: ha dalla sua il deliberato del Consiglio, dove i ministri del M5S hanno votato l'impianto proposto dalla Guardasigilli. E chissà se farà notare all'ospite che, criticando la riforma, di fatto sta sfiduciando i suoi rappresentanti al governo. E certo che Draghi non accetterà di mediare ancora sul testo e sulla tempistica parlamentare per la sua approvazione. Mira a far votare la riforma dalla Camera entro agosto e dal Senato alla ripresa, dopo le ferie. Ed è spiacevolmente sorpreso per il fatto che il leader del Pd abbia disatteso la linea concordata nel recente colloquio a Palazzo Chigi. Il Nazareno avrà pure la necessità di non vedere lacerato ciò che resta del rapporto con Conte e il M5S, ma chiedere alla Cartabia di cercare un nuovo compromesso è ritenuto un percorso improponibile. Il Pd apre alle modifiche: "Rivedere le asprezze" Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera apre a una revisione della Riforma Cartabia «Non vogliamo cambiarla. Nell'ambito della proposta della ministra Cartabia, che condividiamo ancora e non vogliamo scardinare, pensiamo sia possibile fare proposte ulteriori per ammorbidire alcune asprezze». Una marcia indietro dopo le critiche dei magistrati? «Nessuna retromarcia. I magistrati, ma non solo loro, hanno manifestato preoccupazione su una soluzione che rischia di mettere in difficoltà alcune realtà giudiziarie». Quindi rimettete in discussione la norma? «No. Continuiamo a condividerne l'impostazione. Ci chiediamo se e come sia possibile combinarla con piccoli aggiustamenti e modifiche tecniche». Quali modifiche? «Si potrebbe provare a lavorare su un'entrata in vigore più morbida». Cartabia tira dritto: "Nessun ritocco, la riforma è questa" La Guardasigilli, stando alle voci di via Arenula, non avrebbe accolto con entusiasmo il rilancio di una possibile discussione, sia pure di dettagli tecnici, fatta da Letta. «La trattativa è chiusa», spiegano fonti del ministero della Giustizia. «La riforma è stata discussa e poi condivisa da tutto il Consiglio dei ministri che ha varato il provvedimento all'unanimità», fanno notare. Al punto che la Guardasigilli avrebbe detto più volte che «non è la Riforma Cartabia, ma la riforma del governo Draghi». Il tempo per ripensamenti poi — sarebbe il pensiero del la ministra — è scaduto, visto che preme la scadenza ravvicinata per avere i fondi del Recovery, per quali la riforma è un prerequisito necessario.