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Nel patto repubblicano presentato ieri da Carlo Calenda e Emma Bonino c'è anche un capitolo sulla giustizia, illustrato dal vice-segretario di Azione Enrico Costa. Il deputato ha spiegato che in questo ultimo anno, grazie all'attività parlamentare di entrambi i partiti alla Camera e in Senato, «abbiamo segnato importanti vittorie: la legge sulla presunzione di innocenza, il fascicolo di valutazione di professionalità dei magistrati, il diritto all'oblio e le spese legali per gli assolti. Non solo: abbiamo fermato lo stop alla prescrizione di Bonafede». Ora, ha proseguito Costa, «la caduta del Governo Draghi ha messo in pericolo i decreti attuativi della riforma del processo penale e di quello civile. Mi auguro che il premier e la ministra Cartabia riescano a metterli in sicurezza, per garantire una celebrazione più veloce dei processi ed un abbattimento dei 4,5 milioni di procedimenti civili e penali arretrati. Come sappiamo tra il 2015 e il 2021 lo stato ha pagato 644 milioni di euro per risarcire oltre 103 mila persone per irragionevole durata del processo». Inoltre, nel programma si prevede di rafforzare la managerialità di chi ricopre incarichi direttivi negli uffici giudiziari e di realizzare l’unificazione delle piattaforme telematiche, che potrebbe essere utile anche per la raccolta delle statistiche sulle “performance” del magistrato in vista del neonato "fascicolo di valutazione" delle toghe. Tra le priorità in tema di giustizia anche quelle di «riformare la normativa sulla custodia cautelare al fine di eliminare gli abusi e rispettare il principio della presunzione d’innocenza, considerato che oggi circa un terzo dei detenuti non ha subito una condanna definitiva» e «effettuare una riforma del sistema penitenziario che garantisca il rispetto del principio della finalità rieducativa della pena». Ma, la sfida più importante e allo stesso tempo più complessa, anche per i veti della magistratura associata, «sarà approvare la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'Unione Camere Penali che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pm per assicurare la effettiva parità tra accusa e difesa». Come sappiamo è dimenticata nei cassetti della Commissione affari costituzionali della Camera. Quello di Azione e +Europa sulla giustizia è dunque un programma in continuità da una parte con quello Cartabia, se pensiamo ad un carcere ad immagine e somiglianza della Costituzione, ma dall'altra parte anche con il referendum “giustizia giusta” se guardiamo alla questione dell'abuso delle misure cautelari. Durante la conferenza stampa abbiamo chiesto all'onorevole Costa con quali partiti si possa lavorare nella direzione tracciata: «Per noi questi sono temi che abbiamo da sempre messo sul tavolo con trasparenza - ci ha risposto -. Anche all'interno delle forze politiche ci sono delle divisioni, alcune personalità aderiscono a questi temi. Conterà a questo punto esprimersi in modo trasparente da parte di tutti». La giustizia, in una campagna elettorale così difficile, molto probabilmente non rappresenterà uno dei temi principali di raccolta del consenso. Però la sua portata non è affatto da sottovalutare per le future alleanze ed equilibri in Parlamento perché a rifletterci bene si tratta di questioni che potrebbero spaccare le coalizioni. Basti pensare alla separazione delle carriere che vede più vicini Azione e +Europa a Forza Italia, mentre marca una grossa distanza dal Partito democratico con cui, come ha detto la Bonino, «stiamo cercando una interlocuzione da 24 ore». Ma anche gli altri punti del patto repubblicano vedono più affinità con i forzisti e con una parte della Lega che però ora si troveranno a dover molto probabilmente scrivere un programma con Fratelli d'Italia che vorrebbe rimaneggiare persino l'articolo 27 della Costituzione e che quasi due mesi fa si è opposto al quesito referendario sulla custodia cautelare. Certo, poi bisognerà capire anche il destino del Movimento 5 Stelle che in questi anni ha giocato un ruolo importante nei due governi Conte sugli affari di giustizia e come dice Costa «ha bloccato la discussione in Commissione sulla separazione delle carriere». Insomma, mentre il puzzle delle alleanze si fa sempre più complesso, la giustizia potrebbe diventare l'elemento primario per scomporre quelle stesse alleanze.