Non entriamo nel merito dell’intervista del fratello di Paolo Borsellino pubblicata sul Fatto Quotidiano. Pieno di luoghi comuni, inesattezze, argomentazioni prive di base logica dettate sicuramente dalla mancanza di conoscenza. Potremmo contrapporre la lucidità e sensibilità, dettata anche dalle visite in carcere, di Fiammetta Borsellino che è esattamente agli antipodi. Ma non lo facciamo. Sarebbe sbagliato strumentalizzare le vittime di mafia che hanno tutto il diritto di pensare come vogliono. Invece è doveroso sollevare un problema. Il silenzio di Magistratura democratica, corrente di cui fa parte Carlo Renoldi indicato dalla ministra Cartabia come capo del Dap, davanti alle imbarazzanti ricostruzioni del teorema trattativa Stato-mafia, utilizzate per intossicare il dibattito ogni qual volta si parla di riforma del 41 bis o ergastolo ostativo. Attenzione, non pretendiamo che i magistrati di Md interferiscano su una inchiesta o un processo. Quello sarebbe sbagliato. Ma vista la sensibilità della corrente contro l’idea reazionaria del sistema penitenziario, sarebbe stato giusto un intervento ogni qual volta un loro collega, o addirittura un loro iscritto, vada ad esempio innanzi alla Commissione giustizia e usi una intercettazione, inconsapevolmente stravolgendone il contenuto, per dire ad esempio che nel 2000 Bernardo Provenzano parlava dell’ergastolo ostativo, dando la percezione che ci fu una trattativa in corso per abolirlo. A pensare che l’ergastolo ostativo è un termine coniato dalla dottrina soltanto pochi anni fa. Così come ad esempio, sarebbe stato bello che Magistratura democratica fosse intervenuta quando si parlava della famosa mancata proroga del 41 bis a circa 300 soggetti da parte dell’allora ministro Giovanni Conso. Una delle pseudo prove dell’avvenuta trattativa Stato mafia. Perché non sono intervenuti, rendendo così onore al magistrato Alessandro Margara, iscritto a Md, uomo di grande spessore e cultore del diritto penitenziario, che fu proprio uno dei magistrati di sorveglianza che sollevò la questione alla Corte costituzionale? Sì, perché le revoche dei 41 bis ai 300 soggetti (tra l’altro solo una piccolissima parte erano mafiosi, di basso rango) disposte dal ministro Conso nel ’93, furono conseguenza della sentenza della Corte costituzionale (numero 349 e depositata in cancelleria il 28 luglio del 1993) che impose valutazioni individuali per ciascun provvedimento di carcere duro a differenza di quanto era avvenuto in precedenza e in passato per i terroristi. Il merito di quella sentenza, ricordiamo, è stato anche di Alessandro Margara che sollevò la questione quando era magistrato di sorveglianza a Firenze. Non di una trattativa, non della mafia, ma dello Stato di Diritto. Lo stesso Franco Corleone, attualmente garante dei detenuti del carcere di Udine, ricorda i colloqui avuti con Margara stesso e il suo sbalordimento per le accuse a Giovanni Conso, accusato di avere appunto tolto dal regime del 41 bis presunti mafiosi per favorire la “trattativa Stato mafia”. Sono argomenti privi di contatto con la realtà, che inevitabilmente intossicano il dibattito. Non permette di far progredire il nostro Stato di Diritto. Anzi, lo arretra. Molti parlamentari, a partire di chi ricopre ruoli istituzionali come l’attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, sono imbevuti di questa propaganda. Ne hanno assorbito talmente tanta, che a sua volta la veicolano anche loro. I danni sono enormi, a partire da quelli culturali. Il rischio è che anche le istituzioni scolastiche ne rimangano travolte. I giovani studenti, saranno (o sono) le prime vittime. In realtà Magistratura democratica, in particolare Area, non solo è stata in silenzio, ma nel passato ha organizzato anche convegni sulle stragi di Capaci e di Via D’Amelio dove i partecipanti al dibattito, ancora una volta, hanno usato queste argomentazioni totalmente fallaci. Eppure, all’interno di Magistratura democratica, ci sono tuttora persone di valore e che conoscono molto bene il meccanismo. Sanno benissimo che il teorema trattativa è diventata una spada di Damocle, non solo sopra la testa di un eventuale governo illuminato, ma anche sulla loro. Le critiche feroci, e completamente sballate nei confronti di un loro iscritto, il magistrato Carlo Renoldi, ne sono la dimostrazione. Speriamo solamente che la ministra della Giustizia Marta Cartabia mantenga il punto. Altrimenti vince la paranoia e la teoria del complotto sulla Politica. E ciò diventa pericoloso, perché tutto ciò è funzionale allo Stato di Polizia, anziché di Diritto.