Il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Michele Parisi, ha assolto il maresciallo dei carabinieri Saverio Masi, caposcorta del consigliere del Csm Nino Di Matteo, dal reato di diffamazione a mezzo stampa. Il sottufficiale, difeso dall’avvocata Claudia La Barbera del foro di Palermo, è stato assolto, in primo grado, con la formula «per non avere commesso il fatto». A Bari al maresciallo Masi era contestato il delitto di diffamazione a mezzo stampa in relazione all’articolo dal titolo «Ho visto Messina Denaro: hanno bloccato le mie indagini», a firma di Sigfrido Ranucci pubblicato sul Corriere della Sera il 3 maggio 2013. Il pm aveva poi chiesto l’archiviazione per il giornalista mentre ha chiesto di procedere nei confronti del sottufficiale che aveva sporto una querela alla Procura della Repubblica di Palermo per denunciare ostacoli e impedimenti all’interno dell’Arma volti a impedire l’arresto di grossi latitanti, tra cui Matteo Messina Denaro. In fase di discussione la difesa aveva sottolineato che la notizia (la denuncia, ndr) era vera e di rilevante interesse pubblico, ma l’accusa ha proceduto per Masi perchè sarebbe stato responsabile di avere riferito parte dei contenuti della sua denuncia da egli presentata. «Non vi è alcuna prova di tutto ciò e - afferma La Barbera - e lo si evince dalla formula per non avere commesso il fatto con cui Masi è stato assolto». Il caposcorta dell’ex pm del processo trattativa Stato-mafia Saverio Masi, sempre difeso da La Barbera, era già stato assolto, con sentenza divenuta definitiva, il 14 maggio 2021 a Palermo dall’accusa di calunnia e diffamazione perchè i fatti non costituiscono reato e a Roma dall’accusa di diffamazione in concorso.