«Dopo la lettura approfondita delle motivazioni della sentenza di condanna siamo ancora più convinti della innocenza di Mimmo Lucano. Queste infatti contrastano con le evidenze processuali emerse in un dibattimento durato oltre due anni. I giudici poi, in contrasto anche con una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione sulluso delle intercettazioni telefoniche, negano la verità sulla stato di povertà dellex sindaco di Riace, confermata invece da tutti i testimoni e le acquisizioni documentali. Va anche ricordato come Lucano in numerose occasioni abbia donato e messo a disposizione dellaccoglienza le somme ricevute come premio in varie parti del mondo». Lo affermano Giuliano Pisapia e Andrea Daqua, legali di Mimmo Lucano, commentando le motivazioni della sentenza di condanna dellex sindaco di Riace contro le quale presenteranno ricorso in appello. «Contrasteremo nel merito i singoli capi dimputazione e le argomentazioni dellaccusa e del Tribunale, a partire da quelle sui reati più gravi: associazione a delinquere e peculato. Sulla prima, si possono condividere o meno le scelte sullaccoglienza e lintegrazione dei migranti ma certo non hanno portato ad una associazione a delinquere che avrebbe peraltro agito per aiutare chi scappava dalla guerra, dalla violenza e dalla fame. La sentenza poi scambia per peculato le attività di valorizzazione del territorio operate da Lucano e previste dal manuale Spar», proseguono i legali. «Rimane quindi una sentenza contraddittoria nel merito oltre che sproporzionata nella pena. Ricorreremo in appello e in tutte le sedi preposte perché è per noi evidente che solo un esito processuale diverso possa restituire dignità, solidarietà e giustizia a Riace e a Mimmo Lucano, concludono Pisapia e Daqua»