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Giudici e avvocati condividono le medesime responsabilità nella pari dignità
«Dietro la parvenza di voler dare ordine e nuova linfa al sistema della giustizia ai fini dello smaltimento di processi arretrati, si rischia di minare l’indipendenza dei giudici amministrativi e l’equilibrio interno nei rapporti tra Tar e Consiglio di Stato con una norma ad personam per la quale avremo persone ben individuate che andranno a comporre l’organo di autogoverno senza essere elette e giudici amministrativi molto più controllabili e gerarchizzati». È quanto rileva in una nota l’Associazione nazionale magistrati amministrativi (Anma) a proposito di un «emendamento di cui si è appreso stamane (AS 2272) - spiega la presidente dell’ Anma, Gia Serlenga - con cui si intende modificare l’attuale composizione del Cpga (consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, ndr) in danno dei magistrati Tar». Per l'Anm si tratta di «una palese realizzazione, a orologeria, della posizione espressa dall’associazione dei consiglieri di Stato» ma soprattutto di «un pugno nello stomaco, sebbene non inaspettato - si legge nella nota - per oltre 300magistrati (342) su complessivi 391: Non siamo disposti a barattare il rispetto dei principi costituzionali con interessi diversi legati alla logica dell’accaparramento del potere in seno all’organo di autogoverno. La nostra categoria, come il Paese, è stanca di dannose cooptazioni. Specie se queste cooptazioni mortificano la rappresentatività elettiva: un principio costituzionale eppure svilito da chi se ne dovrebbe rendere garante. «C’è da augurarsi che anche il vertice del nostro istituto - concludono i vertici dell’Associazione delle toghe amministrative - si esprima chiaramente in proposito e prenda una posizione netta a tutela dell’indipendenza di tutti i giudici amministrativi».