L'ex governatore della regione Lombardia, Roberto Formigoni è stato condannato a 6 anni di carcere, alla confisca di circa 6,6 mln di euro tra cui rientra la metà della proprietà della villa in Sardegna e l'interdizione dai pubblici uffici per 6 anni, per corruzione nel cosiddetto "caso Maugeri". Formigoni era accusato di associazione a delinquere e corruzione, ma i giudici lo hanno assolto dalla prima accusa. La procura aveva chiesto la condanna a 9 anni di carcere. L'ex assessore regionale lombardo Antonio Simone, e l'ex uomo d'affari Pierangelo Daccò sono stati condannati rispettivamente a 8 anni e 8 mesi e 9 anni e 2 mesi di carcere nel processo Maugeri. I due sono considerati dall'accusa i presunti collettori delle tangenti e coloro i quali avrebbero garantito circa 8 milioni di euro in benefit di lusso e contanti all'allora governatore lombardo. I giudici del Tribunale di Milano, al termine del processo sul caso Maugeri, hanno riconosciuto alla Regione Lombardia, che si era costituita parte civile, una provvisionale da 3 mln alla quale concorrono Roberto Formigoni, Pierangelo Daccò, e Antonio Simone. I danni complessivi saranno poi liquidati in sede civile. LA DIFESA DI FORMIGONI "È un'ottima cosa l'assoluzione per l'associazione a delinquere, ora leggeremo le motivazioni in vista dell'appello". Così l'avvocato Mario Brusa, legale di Roberto Formigoni, commenta la sentenza di condanna a 6 anni di carcere per l'attuale senatore di Ncd. Per il legale della Regione Lombardia, che ha ottenuto risarcimenti (3 milioni di euro da Formigoni), l'avvocato Domenico Aiello, "l'impianto accusatorio in linea di massima ha retto e l'assoluzione degli interni al Pirellone ridà stabilità a chi crede in questo lavoro". Tra i cinque assolti c'è anche l'ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese che si è definito "molto contento" dopo il verdetto, mentre l'ex dirigente regionale Alessandra Massei, anche lei assolta, ha pianto per la gioia. "Questo risultato oltremodo ci sorprende", è la valutazione degli avvocati Gabriele Vitiello e Matteo De Luca, legali di Pierangelo Daccò, condannato a 9 anni e 2 mesi. "È una sentenza che di certo stravolge la verità - spiegano - Attendiamo ovviamente di leggerne le motivazioni per predisporci a un doveroso atto di appello". IL "CASO MAUGERI" È il 13 aprile 2012 quando la Procura di Milano comunica l'arresto di 5 persone accusate di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse di uno dei 'gioielli' della sanità lombarda: la Fondazione Maugeri con sede a Pavia e ramificazioni in tutta Italia, specializzata in terapie riabilitative. Tra loro, oltre al patron della Fondazione, Umberto Maugeri, spiccano l'ex assessore regionale Antonio Simone e l'uomo d'affari Pierangelo Daccò. I due sono legati all'allora presidente della Regione Roberto Formigoni detto il 'Celeste' dalla militanza in Comunione e Liberazione. Oggi, a due anni e mezzo dall'inizio del processo, i giudici del Tribunale di Milano devono decidere se c'è stata una gigantesca corruzione che ha portato l'ex governatore a ricevere circa 8 milioni di "utilità" in cambio di appoggi illeciti a Simone e Daccò o se si trattava solo di un rapporto di grande amicizia. I pm Antonio Pastore e Laura Pedio hanno chiesto di condannare a 9 anni di carcere Formigoni come "promotore" dell'associazone a delinquere finalizzata alla corruzione e ad altri reati per "avere messo a disposizione, assieme ad altri imputati, la sua funzione per una corruzione sistematica nella quale tutta la filiera di comando della Regione è stata piegata per favorire gli enti suoi amici che poi lo pagavano". Secondo i magistrati dell'accusa, la Maugeri, operando attraverso i suoi intermediari Daccò e Simone che sfruttavano la loro amicizia col presidente, avrebbe pagato tangenti "in percentuale agli stanziamenti poi riconosciuti dalla Regione soprattutto per le funzioni non tariffabili (i finanziamenti che la Regione può distribuire con discrezionalità alle strutture ospedaliere, ndr) pur di avere in cambio 40 milioni di euro ogni anno in più rispetto ai rimborsi dovuti". I vertici della Fondazione "sapevano benissimo che stavano pagando Formigoni" in un contesto in cui "l'intensità dei rapporti tra gli associati" nella comune appartenza a Cl "è fondamentale per la nascita del vincolo corruttivo". Per 'ringraziare' Formigoni di una quindicina di delibere favorevoli alla Maugeri, Daccò e Simone lo avrebbero ricompensato "provvedendo a tutte le sue esigenze ricreative" anche attraverso vacanze di capodanno in Patagonia, Brasile, Caraibi, altri viaggi, l'uso esclusivo di tre yacht, contanti che gli venivano consegnati periodicamente, una villa in Sardegna, cene di lusso. Tutto ciò "mentre dal 2002 al 2012 i conti correnti di Formigoni sono stati silenti, non viene registrata nessuna spesa, non un bancomat, non una carta di credito". Durante le indagini, i pm disposero un sequestro di oltre 60 milioni di denaro e beni e lo yacht 'America'. Per l'accusa, in questo modo "oltre 70 milioni sono stati rubati ai malati della Regione". L'attuale senatore di Ncd ha consegnato la sua difesa alle dichiarazioni spontanee rese in aula e alle arringhe dei suoi legali. "Quella che la Procura chiama utilità - ha detto nell'udienza dell'8 luglio 2015 - per me sono scambi tra persone amiche. L'accusa sostiene che avrei cominciato a percepirle dieci anni dopo aver cominciato a favorire la Maugeri iniziando così la mia attività delinquenziale. Per i magistrati, Formigoni è così abile a manipolare le coscienze degli assessori da esporsi al rischio di delinquere per dieci anni senza vantaggi, ma, come sapete, la politica è instabile e se uno vuole dei vantaggi li deve avere subito, poi magari non ti rileggono". Il 'Celeste' chiarisce i suoi rapporti con Daccò: "Siamo amici e ci comportavamo come tali, nessuno calcolava il valore di quello che uno dava all'altro. Un rapporto di amicizia è la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, è gratuito". Quanto al silenzio dei suoi conti correnti, si difende così: "Si è insinuato che vivevo d'aria. Io versavo alla mia casa dove risiedo coi 'memores domini' dai 50 ai 70mila euro all'anno. Era un versamento unico che serviva per l'affitto, la manutenzione e per pagare la colf". E sull'"uso esclusivo della barca" invita i giudici a "guardare le riviste di gossip che tutti gli anni mi attribuivano una fiamma diversa pubblicando le mie foto in barca". Per il suo legale Mario Brusa, la Procura "ha costruito un castello accusatorio contro Formigoni colpevole di avere creato una sanità di eccellenza" ipotizzando un'associazione a delinquere in cui "non sono mai stati dimostrati passaggi di contanti". La difesa nega anche che Formigoni abbia mai imposto le delibere, "semmai indicava la pista da seguire,dava indicazioni di massima ai tecnici" e sostiene che "non un solo euro è stato mai sottratto ai malati , i malati in questo processo non c'entrano nulla".