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«Io non so come e se questa legge si intreccerà con il referendum sull’ eutanasia, so però che si tratta di un testo imperfetto e che presenta diversi nodi irrisolti». Riccardo Magi di Più Europa ha presentato circa una «ventina di emendamenti» al testo sul suicidio assistito che torna oggi pomeriggio all’esame dell’aula di Montecitorio, dopo lo slittamento tra legge di Bilancio e Colle. «Se non ci fosse stato il referendum - commenta Magi - non avremmo avuto neanche questa legge che pure è imperfetta. Per tre anni, nonostante il richiamo della Corte costituzionale, non si è fatto nulla. Poi sulla spinta del referendum si è approvato anche un po' frettolosamente un testo senza sciogliere nodi giuridici in commissione che, temo, sarà ancora più difficile sciogliere in aula». Diversi i punti controversi, secondo Magi. «Tra gli emendamenti che ho presentato c’è quello che fa riferimento all’essere stati coinvolti nelle cure palliative. Che vuol dire? Che è un obbligo farle per accedere al suicidio assistito? E poi si chiede al medico di fare una relazione sulle condizioni cliniche, psicologiche, sociali e familiari del richiedente. Ma il medico non è un’assistente sociale, non è suo compito stabilire le condizioni sociali e familiari e questo potrebbe creare un blocco». Ed ancora: «Non c’è certezza sui tempi dei vari step della procedura e questo può creare un imbuto burocratico». Infine il punto dell’obiezione di coscienza: «Questo rischia di essere un ostacolo decisivo, già vediamo i problemi che ci sono sull’aborto...». Le divisioni nella maggioranza, già emerse alla chiusura dei lavori in commissione, restano. Nella Lega, in Forza Italia, tra i centristi, oltre che in Fdi sul versante opposizione. In tutto gli emendamenti depositati sono oltre 200 e provengono nella quasi totalità da Fdi, Lega, Forza Italia e centristi tra Coraggio Italia e Noi con l’Italia, oltre ad alcuni presentati da Italia Viva e, appunto, da Riccardo Magi. Domani mattina verranno esaminati dal comitato dei 9. Nicola Provenza dei 5 Stelle relatore della legge insieme al dem Alfredo Bazoli è tuttavia «fiducioso». Per due ordini di motivi, spiega all’Adnkronos. Per il lavoro di mediazione raggiunto in commissione. Lo stesso capogruppo leghista in Giustizia, Roberto Turri, si è detto «soddisfatto» per le modifiche accolte che restano però «insufficienti». E poi Provenza confida sul fatto che il Parlamento non perderà l’occasione di «approvare finalmente una legge che ponga fine alle sofferenze inaudite di tante persone». «La parola più usata dal presidente Mattarella nel suo discorso qui alla Camera - dice Provenza - è stata "dignità". Ecco se la dignità del Parlamento deve manifestarsi, non c’è occasione migliore» di questa. Tuttavia il rischio di arrivare ad un’approvazione che non raccolga il consenso dell’intera maggioranza è concreto. Spiega Turri all’Adnkronos: «Noi restiamo contrari a questa legge, proveremo a migliorarla con i nostri emendamenti, spiegheremo la nostra posizione e daremo battaglia in aula». Ma nessun ostruzionismo assicura: «No, non c’è alcun intento di questo tipo. Abbiamo presentato una cinquantina di emendamenti. Proveremo a far passare qualche modifica in aula». Osserva il relatore Provenza: «La mediazione non può accontentare tutti. Abbiamo lavorato cercando di trovare un equilibrio sulle garanzie a tutela delle persone che richiedono la procedure del suicidio assistito, tra chi voleva introdurre moltissimi paletti e chi non voleva metterli proprio. Ma quella sintesi è stata raggiunta e io credo che il Parlamento non mancherà di dare finalmente una risposta-sollecitata anche dalla Corte Costituzionale- su un tema delicato ed eticamente sensibile, ma che non è possibile rimandare di fronte al Paese». E sul quale pende un referendum.