Svegliato durante la notte dalla polizia e controllato come un boss dopo il funerale della moglie. È quanto denuncia Emilio Fede, che si era recato a Napoli per partecipare al funerale della moglie Diana de Feo, scomparsa a 84 anni martedì scorso. Come riporta "Il Roma", tutto è accaduto intorno alle 4 di venerdì 25 giugno, il giorno successivo al funerale: due agenti della questura hanno bussato alla camera di albergo dell'ex direttore del Tg4 per controllare che fosse in regola con le autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano sul trasferimento a Napoli, essendo Fede ai domiciliari. «È tutto vero. Non ho parole. Ma in che Paese siamo? Ero arrivato in auto mercoledì notte da Milano, dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni del caso per la mia posizione detentiva, per salutare e dare l'addio all'unico grande amore della mia vita, la mia Diana. Avevo poi preso parte ai funerali nella chiesa del Vomero e dopo un cena veloce con mia figlia ero rientrato in albergo, accompagnato dalla mia assistente, che mi aiuta in ogni momento della giornata, non essendo io più autonomo nei movimenti», ha raccontato Fede a Il Roma. Quando i poliziotti sono arrivati lui stava dormendo. Così, hanno contattato la sua assistente per annunciargli il controllo. «Era già capitato a dicembre la stessa cosa e sempre intorno alle quattro del mattino. Stessa scena, stessa storia. Ho cercato di spiegare che ero stato autorizzato regolarmente per gravi motivi di famiglia, ma solo dopo un meticoloso controllo dei documenti miei ma anche della mia collaboratrice, hanno lasciato la camera. Ancora una volta hanno voluto trattarmi come un boss», ha sottolineato. Lex direttore del Tg4, 90 anni compiuti due giorni fa, è stato sottoposto al controllo delle autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano sul trasferimento a Napoli per i funerali, essendo Fede agli arresti domiciliari per scontare 4 anni e 7 mesi di reclusione per la vicenda Ruby. «Ma devo un grande rispetto alle forze dellordine, lo stesso che aveva sempre mia moglie e che io devo continuare ad avere, anche per rispetto alla sua memoria», afferma. «A Napoli, posso mangiare in hotel ma dovrei dormire obbligatoriamente a Villa Lucia ma non me la sento di stare accanto alla camera dove lei non cè più... non ce la faccio, a costo di rischiare qualunque cosa: chiederò per pietà di cambiare questa cosa, che è una tragedia nella tragedia - ha concluso - e poi dovrò rientrare a Milano, anche se io amo Napoli perché mia moglie amava Napoli».