Aveva chiesto tutela al Csm, denunciando quello che ai suoi occhi era un comportamento scorretto da parte del procuratore. Ma Alfonso Serritiello, giovane sostituto procuratore di Lodi, il 23 luglio scorso ha scoperto di essere finito lui sotto procedimento disciplinare, con l’accusa di aver assunto comportamenti «gravemente scorretti» nei confronti di Domenico Chiaro, capo del suo ufficio. La vicenda, iniziata a dicembre del 2020, irrompe sulla scena in un momento particolare per la magistratura. Ovvero nel momento in cui le toghe vivono l’ennesima difficoltà, dopo la vicenda dei verbali di Piero Amara e il procedimento disciplinare a carico del pm milanese Paolo Storari, accusato di scorrettezza nei confronti del procuratore Francesco Greco per non aver formalizzato il proprio dissenso nei confronti dei vertici del suo ufficio. La vicenda è ormai nota: Storari, ad aprile dello scorso anno, consegnò i verbali dell’ex avvocato esterno dell’Eni direttamente ad un consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, al quale avrebbe confidato la sua frustrazione per l’inerzia dei suoi superiori nell’avviare le indagini a carico dei presunti associati della fantomatica “Loggia Ungheria”.

A lui il Csm, attraverso il vicepresidente David Ermini, contestava una cosa, in particolare: la decisione di non aver seguito le vie ufficiali. Ovvero di non aver presentato un esposto al Csm, che gli avrebbe garantito la tutela che dichiarava di cercare. Storari per il momento potrà rimanere al suo posto, dato il no del Csm alla richiesta del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che ne aveva chiesto il trasferimento e il cambio funzioni. Una decisione che non chiude totalmente la vicenda, in attesa di conoscere l’esito del procedimento disciplinare a suo carico ancora aperto e delle indagini avviate dalla procura di Brescia. Ma questa storia rende ancora più strana la vicenda di Serritiello, che a torto o a ragione le vie ufficiali le ha seguite, formalizzando il suo dissenso direttamente a Palazzo dei Marescialli. Ma questo tentativo di tutelarsi si è trasformato in un boomerang: il pm, ora, si ritroverà a dover subire un “processo” da parte del tribunale delle toghe, per il semplice fatto di aver sollevato dubbi sul comportamento del suo superiore. «È una contestazione ingiusta», si limita a dire al Dubbio il giovane pm.

Tutto risale a dicembre scorso, quando Serritiello decide di inviare al Csm e al procuratore generale di Milano una nota per manifestare la propria opinione su un intervento da lui ritenuto «non corretto» da parte del procuratore di Lodi. Il pm, a giugno 2020, chiede e ottiene il trasferimento temporaneo a Vallo della Lucania, sia per precedenti attriti con il procuratore, sia per motivi di salute, sia per avvicinarsi alla famiglia nel periodo della pandemia. Distaccamento che chiede di prorogare, così come fa anche il procuratore generale di Salerno. Ma Chiaro, nel dare il suo legittimo parere sulla richiesta di applicazione, avrebbe risposto facendo riferimento alla presunta «inidoneità» del magistrato, con «interventi irrituali e commenti allusivi e di carattere personale». Da qui l’esposto, nel quale Serritiello denuncia la possibilità che il procuratore abbia assunto una «condotta volta a screditare» il suo operato, «anche al fine di tentare di interferire con l'attività del Consiglio superiore della magistratura». Per oltre sette mesi Serritiello non sa nulla sull’esito del suo esposto. Nessuno lo cerca e lui rimane in attesa. Fino a pochi giorni fa, quando nel suo ufficio arriva la comunicazione che lo informa dell’incolpazione formulata dal pg Salvi, con l'invito a eleggere domicilio e nominare un difensore di fiducia. Perché quanto scritto dal pm nel suo esposto, secondo Salvi, sarebbe assolutamente «infondato», al punto da bollarlo come «grave scorrettezza nei confronti del capo dell’ufficio che, al contrario, aveva correttamente rappresentato agli organi competenti le valutazioni ad esso precipuamente attribuite (...) in tema di applicazioni extradistrettuali». Il tutto senza sentire mai la versione dei fatti del pm ora sotto “processo”.