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Ermini
La riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, che deve accompagnarsi da parte della magistratura e dell’associazionismo giudiziario a una seria riflessione sul proprio ruolo e a un profondo rinnovamento culturale e morale, costituisce un passaggio obbligato«. Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario forense. «L’ideale della giustizia è l’orizzonte comune a magistrati e avvocati. E se è vero che le aspettative nei confronti del sistema giustizia investono in prima battuta la magistratura, è pur vero che in misura non minore coinvolgono anche la funzione dell’avvocatura, che è funzione pubblica e sociale. Delegittimare o screditare gli uni equivale a screditare e delegittimare gli altri. Indebolire l’indipendenza dei magistrati è indebolire la libertà degli avvocati e viceversa», ha sottolineato il vicepresidente del Csm, David Ermini.
«La nostra è una giustizia in affanno, in condizioni di grande fragilità - ha evidenziato Ermini, in un altro passaggio del suo intervento - La magistratura soffre di una perdita di credibilità che ha pochi precedenti; l’avvocatura soffre di un disagio professionale incrudelito dalle leggi di mercato. Crisi morale e di valori quella della magistratura; crisi economica e di identità quella dell’avvocatura. La giustizia come servizio pubblico essenziale, come servizio che risponda ai bisogni dei cittadini è realtà deficitaria da anni. E perciò richiede, a fronte del processo riformatore in corso, l’impegno sinergico e collaborativo di tutti gli attori della giurisdizione».
«Il mio auspicio è che il confronto e il discorso pubblico sulla giustizia possa finalmente e davvero liberarsi delle vecchie incrostazioni ideologiche per ricominciare a ragionare apertamente e senza preconcetti, ben sapendo che l’indipendenza e autonomia della magistratura sono requisito irrinunciabile dello stato di diritto e che una forte avvocatura è garanzia di libertà e democrazia» ha aggiunto Ermini, concludendo il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario forense. «La partecipazione dell’avvocatura nelle articolazioni territoriali del sistema di autogoverno, in posizione non più soltanto simbolica, andrebbe accolta con serenità e minor preoccupazione, in quanto denota l’esistenza di una stretta colleganza tra magistratura e avvocatura nell’interesse del buon funzionamento della giustizia».