di Giulia Lai
Nella riforma
Cartabia, c’è una involuzione dei principi costituzionali e c’è il rischio del “magistrato burocrate". Anche in occasione del lancio della nuova rivista online di
Unicost, intitolata “Diritto, giustizia e costituzione”, presso l’aula “
Gualdoni” del Palazzo di Giustizia di Milano, infatti, i magistrati centristi fanno sentire la loro voce, almeno parzialmente critica, rispetto alla riforma in ballo.A dirlo, in apertura, Fabio
Roia, Presidente vicario del Tribunale di Milano, che ha sottolineato l’importanza per i magistrati del valore costituzionale della “pari dignità di tutte le funzioni”, stigmatizzando come “dal ‘48 in poi, c’è stata una deriva in altro senso”. «Nella riforma Cartabia, c’è una involuzione di questi principi - ha aggiunto Roia -, come l'abolizione dei semi-direttivi, e si va verso quella gerarchizzazione che i costituenti non volevano». Sul tema, caro a
Falcone, del magistrato burocrate, è intervenuto Antonio
Balsamo, Presidente del Tribunale di Palermo e Direttore del Centro Studi
Nino Abbate: «Nino Abbate ha saputo dire di no agli attacchi concentrici ai magistrati», come quando "voto" per
Giovanni Falcone», citando il noto caso allorquando, il 19 gennaio 1988, il
CSM non scelse
Falcone per l’ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo. E’ ritornato nelle conclusioni sull’argomento
Michele Ciambellini, consigliere del CSM, che ha sostenuto come «rispetto alla politica, l’associazionismo è un contropotere». Sì al correntismo, come tutela dei corpi intermedi, ma a patto che la natura dell’associazione sia democratica e trasparente. Sull’importanza della democrazia pluralistica, è intervenuto anche il professore della Sapienza
Andrea Longo. La struttura della rivista è stata invece illustrata da
Valentina Ricchezza, giudice sammaritano e Segretario del centro studi Nino Abbate. Erano ancora presenti direttrice e vicedirettore di “Diritto, giustizia e costituzione”,
Mirella Cervadoro, già presidente di sezione presso la Corte di Cassazione e
Santi Bologna, Giudice del Tribunale di Caltanissetta. Ficcante l’intervento di
Cervadoro, che sulla magistratura- aziendalistica ha chiosato: «Né la magistratura, né la sanità, né la scuola sono aziende. Sono dei servizi, sono costosi, non fanno profitti. Un paese serio garantisce scuola, sanità e giustizia».