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"Se un paese che non ha la prescrizione è barbaro e incivile allora tutta l’Europa, con l’eccezione della Grecia, è barbara e incivile. Bisogna pensare a quello che si dice perché questa cosa non riesco proprio a capirla". E chi non "capisce", o fa finta di non capire, è Piercamillo Davigo, il consigliere togato del Csm che oggi è tornato a parlare di uno dei suoi cavalli di battaglia: la pescrizione naturalmente. «Si protesta contro una legge già in vigore - aggiunge Davigo - anche se il nuovo regime si applica solo ai reati commessi dal primo gennaio e i primi effetti si vedranno dopo la metà del 2027. La corsa all’allarme mi sembra spropositata perché ci sono 7 anni per far fronte a difetti e difficoltà». Secondo il magistrato «una delle cause della durata dei processi è proprio la prescrizione perché incentiva comportamenti dilatori. Quando è entrato in vigore il nuovo codice circa 30 anni fa avevamo segnalato il problema della durata dei processi e che quel codice avrebbe aggravato i problemi. Si diceva che con il patteggiamento ci sarebbero stati pochi dibattimenti. E non è successo. Anche perché ci sono state tre tra amnistie e indulti nelfrattempo. Ora si torna a parlare di amnistia mentre la prescrizione è diventata ciò che prima era l’amnistia. È una cosa priva di senso. Un conto è non fare i processi dall’inizio, un conto è farli e buttarli via. È una cosa dissennata». E a chi propone una moratoria sullo stop alla prescrizione in attesa che si facciano le norme per accelerare i processi Davigo risponde che «la moratoria c’è già, come ho detto prima, ed è di 7anni e mezzo. Poi c’è il mantra della destinazione delle risorse e soldi non ci sono e non ci saranno per anni, visto il nostro debito pubblico. Si parla dell’aumento del numero dei magistrati ma intanto è difficile reclutarli. Non riusciamo a coprire i posti messi a concorso, nonostante ci siano molti candidati, perché i laureati non hanno spesso il livello adeguato. E poi ripeto che c’è il debitop ubblico spaventoso». «Il problema dei processi troppo lunghi non è solo un problema di risorse ma di procedure. Faccio un esempio. Nel rito ordinario per acquisire gli atti del Pubblico Ministero e farli vedere al giudice ci vuole, a parte gli atti irripetibili, il consenso delle parti e il consenso del difensore e dell’imputato non c’è mai. - aggiunge Davigo- Facciamo il caso di un libretto di assegni rubati. Se gli assegni sono stati usati in città diverse devi essere chiamato a testimoniare in tutte quelle città perché non si può acquisire la denuncia senza il consenso del difensore, che non dà, e questo non c’entra niente con le garanzie. È solo una tattica dilatoria».