«Sono in pensione da tre anni, ma d’accordo con colleghi che stimo, non condivido l’idea di uno sciopero: la riforma Cartabia non ha nulla a che fare con quelle contro cui abbiamo duramente protestato. Serve un confronto forte ma ragionato, ma non parliamo di rischi di rompersi il collo». Lo afferma Armando Spataro, ex procuratore di Torino, in un'intervista al quotidiano La Repubblica. Spataro ha girato l’Italia contro leggi sbagliate come la riforma costituzionale di Renzi. «Lo sto facendo a sostegno del no ai quesiti referendari di Lega e radicali. Ma questa riforma non mi suggerisce la necessità di impegni "contro", ma di impegni 'per far capire' quanto inutili e dannose siano certe norme ipotizzate - continua Spataro - I compromessi tra opposti schieramenti politici, specie in caso di maggioranze fluttuanti, fanno parte del gioco. Ma non tutto si può accettare, e credo che la coerenza rispetto ai principi dichiarati sia la virtù primaria, anche a costo di perdere pezzi di consenso popolare e populista». Sulla riforma e il caso Palamara, Spataro dice che «non risolve tutti i problemi emersi con quella vicenda che ha intaccato la credibilità della magistratura». E sulla presenza di Ferri alla trattativa sulla giustizia l'ex procuratore di Torino afferma che «la giudico inaccettabile sul piano politico e dei possibili risultati. Sono anche stupito dal fatto che, mentre i magistrati coinvolti nella vicenda dell’Hotel Champagne, al di là dei procedimenti penali ancora in corso, sono stati sottoposti a procedure disciplinari e alcuni già sanzionati, ciò non è avvenuto per i politici pure presenti a certi incontri. Eppure anche i partiti conoscono codici etici e disciplinari interni». Il sorteggio? «Sarebbe stata solo una vergogna incostituzionale, da chiunque sostenuta. La ministra Cartabia e alcune forze politiche non hanno accettato il dialogo sul punto. Bravi». Il fascicolo per valutare i magistrati: «Con tutto il rispetto, forse Costa non conosce a fondo le dinamiche processuali e l’organizzazione giudiziaria. Il dissenso e la pluralità di opinioni sono la regola nel nostro sistema che non a caso prevede tre gradi di giudizio». In merito alla separazione delle carriere Spataro spiega che «un solo passaggio finirebbe con l’introdurre una sostanziale separazione delle carriere, peraltro inutile e irrilevante: i dati tra giugno 2016 e 2019 rivelano solo 80 passaggi da pm a giudice e 41 da giudice a pm. Tendenza immutata nel triennio successivo. Forse la norma potrebbe ragionevolmente impedire il noto referendum abrogativo». Mentre le "porte girevoli": «È una soluzione rigorosa, ma accettabile. Si evita un danno di immagine quanto a indipendenza e imparzialità per l’intera categoria». (adnkronos)