Si avverte uno strano silenzio, soprattutto da parte della magistratura associata, in merito al rinvio della convocazione del Parlamento in seduta comune per eleggere i membri laici del Csm, inizialmente prevista per il 13 dicembre. Voi direte: «prima vi lamentate se i magistrati parlano, non limitandosi a svolgere le loro funzioni, e poi vi lamentate ugualmente se tacciono». Posto che il tema di oggi non è questo, lascia perplessi questa apparente indifferenza. Comunque, in attesa di conoscere la nuova data che verrà stabilita dalla conferenza dei Capigruppo della Camera la prossima settimana, si ipotizza di arrivare addirittura a fine gennaio per scegliere i non togati di Palazzo dei Marescialli. La motivazione risiederebbe nel fatto che occorre dare priorità alla legge di bilancio. Mentre, qualcuno tra i candidati per la poltrona dei laici, che si sono proposti senza l’appoggio dei partiti, come da previsione di regolamento di Camera e Senato, sostiene che in realtà questo procrastinare l’elezione possa dipendere dal fatto che i partiti ancora non trovano la quadra sui nomi da cacciare magicamente dal cilindro il giorno del voto.  Ricordiamo che già una volta questo voto è saltato: era fissato per il 21 settembre ma poi non se ne fece nulla perché le Camere erano sciolte in vista delle elezioni politiche del successivo 25. Né dall’Anm né dalle singole correnti, oggi come allora, qualcuno ha alzato la mano per protestare. Solo il Segretario di AreaDg Eugenio Albamonte sollecitato da noi, sottolineò: «si prospetta una forbice di tempo molto ampia dall'elezione dei togati a quella dei laici. Il nuovo Consiglio potrebbe insediarsi in prossimità di Natale, se non addirittura all'inizio del nuovo anno. Si tratta di una previsione estremamente negativa dal mio punto di vista». Adesso lo scenario sembra peggiorare. Perché restare in silenzio? Era stato lo stesso presidente  Giuseppe Santalucia a fare un importante riferimento al congresso dell'Anm in merito alla questione dei laici: «Siamo fiduciosi che, al di là delle previsioni di legge, il Parlamento saprà nominare una componente laica di alta statura che, per cultura giuridica e sensibilità istituzionale, agevolerà nel Consiglio il compimento di un processo di rinnovamento che, come sempre è accaduto, non può prescindere dalla buona volontà di donne e uomini». Fiducia mal riposta visto che le Camere non considerano questa una priorità, almeno sul piano delle tempistiche?  Si potrebbe obiettare che il Parlamento ormai ha deciso, ma ciò non priva le toghe della possibilità di stigmatizzare la decisione e di chiedere comunque che si faccia in fretta. In fondo i magistrati dovrebbero coltivare l’interesse ad avere un Consiglio Superiore della Magistratura pienamente legittimato.  Sia chiaro: formalmente lo è anche quello attuale, ma politicamente, in senso lato, si tratta comunque di un organo indebolito per due motivi. Il primo: perché è appunto in prorogatio, considerato che l’attuale Consiglio è scaduto proprio il 25 settembre. E non dimentichiamoci che già per l'attuale Consiliatura ci fu una prorogatio di due mesi perché i togati furono eletti a luglio ma il Csm si insediò a metà settembre. Ma è il secondo motivo quello con maggiore peso: l’attuale Csm viene da un quadriennio difficilissimo, quello del cosiddetto scandalo Palamara. Dunque un Consiglio rinnovato sarebbe sicuramente più credibile dell’attuale. In effetti, in tale ottica, ossia quella dell’interesse alla credibilità della magistratura, il silenzio dell’Anm e dei singoli gruppi associativi pare essere abbastanza incomprensibile.  Anche perché i membri eletti a settembre tra i magistrati sono ormai in un limbo. Nella pratica continuano ad esercitare il loro lavoro nelle aule, in teoria sono futuri membri del Csm. Evidenzia il professor Giorgio Spangher: «Qualora esprimessero una opinione, lo farebbero da eletti al Csm o da magistrati in funzione?». A questa riflessione se ne aggiunge un’altra dell’onorevole di Azione Enrico Costa che ci dice: «immaginiamo che oggi in aula un giudice deve decidere su una causa e ha davanti a sé un pubblico ministero che da eletto al Csm tra qualche mese potrebbe decidere sulla sua carriera. Come si comporterà quel giudice? E la difesa in tutto ciò, come dovrebbe sentirsi?». Intanto lo stesso Costa ha annunciato due emendamenti alla conversione del decreto ministeri: «la maggioranza propone di aumentare lo staff di alcuni Ministri. Noi proponiamo di ridurre drasticamente il numero di magistrati fuori ruolo distaccati al Ministero della Giustizia» affinché non superi le 25 unità. L’altro emendamento riguarda la norma sulla presunzione di innocenza: «l’Ispettorato generale del Ministero della Giustizia effettua altresì un monitoraggio costante degli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell’interesse pubblico che giustifica l’autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti».