Tredici giorni. È quanto resta al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per rispondere all’istanza di revoca del 41bis presentata da Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, che da oltre cento giorni è in sciopero della fame e rischia per questo di morire in carcere.

Istanza che scade il 12 febbraio e che, se dal Guardasigilli non arriverà alcuna risposta, sarà ritenuta respinta. Nel frattempo, dovrebbero arrivare anche i pareri delle Procura antiterrorismo di Torino e della Direzione nazionale antiterrorismo, che forniranno a Nordio altri elementi per valutare il caso.

In particolare, i magistrati dovranno far luce sull’attualità delle motivazioni giuridiche che portarono il 4 maggio 2022 l’allora ministra della Giustizia, Marta Cartabia, a disporre il carcere duro per Cospito. Che oggi, dopo un ulteriore peggioramento delle sue condizioni di salute, è stato trasferito dal penitenziario di Sassari a quello di Opera, a Milano, dotato di un padiglione per l’assistenza sanitaria.

«Cospito non accetterà somministrazioni di cibo e continuerà sicuramente lo sciopero della fame - ha detto il suo avvocato - L’unico elemento di novità legato al trasferimento è che nella struttura carceraria di Opera hanno specialisti in grado di intervenire tempestivamente in caso di emergenza». Commentando il trasferimento, Nordio ha detto che «la tutela della salute di ogni detenuto costituisce un’assoluta priorità».

Intanto il caso è all’esame dal Consiglio dei ministri, con un’informativa che ha coinvolto lo stesso Nordio e ministri dell’Interno e degli Esteri, Matteo Piantedosi e Antonio Tajani. Il Guardasigilli, riportano fonti di via Arenula, ha illustrato la situazione, spiegando perché Cospito è in carcere e in particolare al 41bis, qual è il suo stato di salute e quali sono le istanze pendenti, prima tra tutte quella che scade il 12 febbraio. C’è poi un’altra via perché il regime di carcere duro possa essere revocato. Cioè quella che passa dalla Cassazione, che il 7 marzo esaminerà una seconda istanza presentata da Rossi Albertini.

Intanto continua la pressione degli anarchici sul governo, dopo gli attacchi, ricordati da Tajani in Cdm, alle sedi diplomatiche di Atene, Barcellona e Berlino. «Abbiamo rafforzato la sicurezza in tutte le sedi della Farnesina - ha annunciato Tajani - Certamente gli attentati di Atene e quello di Berlino, e l’assalto al consolato di Barcellona, ci preoccupano, ma questo non significa che il governo è disposto a trattare con chi usa violenza».

Oggi un’auto della polizia locale è stata bruciata in viale Tibaldi a Milano e alcune molotov sono state trovate in un parco poco lontano. Gli uomini della Digos sono al lavoro sulle telecamere della zona, mentre il fascicolo, aperto contro ignoti per incendio e danneggiamento, passerà dal pm di turno Rosario Ferracane alle mani del pool dell’Antiterrorismo guidato dal procuratore capo Marcello Viola.

Nelle stesse ore, cinque auto aziendali, parcheggiate a distanza una dall’altra, sono state incendiate da ignoti che sono riusciti a introdursi nel parcheggio esterno della sede della Telecom Italia a Roma. Su una cabina elettrica è stata poi scritta con una bomboletta di vernice nera la “A” di anarchia e “No 41 Bis”, mentre all’esterno del muro di cinta del parcheggio è comparsa la scritta “Black block”.

Episodi commentati con fermezza da Piantedosi. «A un innalzamento della tensione è doveroso far seguire un innalzamento dell’attenzione - ha sottolineato il titolare del Viminale - stiamo seguendo con molta cura quello che sta succedendo ma queste azioni, che non sottovalutiamo, non ci condizioneranno per le scelte del futuro».

Sugli eventi di queste ore si sta interrogando l’intero arco parlamentare, a partire dalla maggioranza di governo e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La cui linea è chiara. «Credo che lo Stato non debba farsi intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari», ha scandito in riferimento ai disordini di sabato sera a Roma durante una manifestazione degli anarchici in solidarietà con Cospito. Disordini che il capo della Polizia, Lamberto Giannini, ha definito «violenze e proteste che si stanno ripetendo», tanto che «la situazione dovrà essere esaminata con la massima attenzione».

Il confronto tra maggioranza e opposizione è serrato. Se per Giovanni Donzelli di Fdi «l’anticipazione dei tempi (sull’eventuale revoca del 41 bis a Cospito, ndr) dipende non dal governo ma dalla giustizia italiana», per il forzista Maurizio Gasparri «Cospito deve restare dove sta e nessuno deve cancellare il 41bis». Secondo Andrea Ostellari, sottosgeretario alla Giustizia in quota Lega, «eventuali atti di clemenza sono concessi quando c'è un ravvedimento» e, spiega, «non mi pare che Cospito si sia ravveduto».

Dall’opposizione il dem Walter Verini chiede al governo di coinvolgere il Parlamento mentre sia Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, che l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiedono la revoca del 41bis per l’anarchico. «Lo Stato è sotto attacco e la risposta non può che essere ferma - spiega invece Raffaella Paita, capogruppo del terzo polo in Senato - La vita di Cospito va salvata? Certo, come tutte le vite, ma il punto è che siamo di fronte a un assalto contro lo Stato e questo non può trovare alcuna giustificazione».