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Sono tre i nuovi testimoni che accusano i quattro 007 egiziani del rapimento, delle torture e della morte di Giulio Regeni, avvenuta in Egitto nel febbraio 2016. Secondo quanto si apprende a piazzale Clodio, i nuovi atti sono stati depositati questa mattina in vista dell’udienza preliminare, fissata per il 29 aprile, e che vede imputati il generale, Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Agli 007 egiziani, a seconda delle posizioni, oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, viene contestato il concorso in omicidio aggravato e in lesioni personali aggravate. Nelle ultime settimane, secondo quanto si apprende, dieci persone in Egitto si sono fatte avanti con gli inquirenti affermando di avere notizie sul caso Regeni, di questi solo tre sono state ritenute attendibili. I «dati probatori apportano nuovi elementi conoscitivi su fatti già acquisiti», secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie di Roma. In base a quanto era emerso nell’atto di chiusura delle indagini, il 10 dicembre scorso, cinque testimoni avevano già fornito tasselli di «verità» su quanto avvenuto al Cairo. Secondo i testi il torturatore di Giulio fu il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Fu lui, assieme a soggetti rimasti ignoti, a portare avanti per almeno nove giorni le sevizie avvenute in una villetta in uso ai servizi segreti nella periferia della capitale egiziana. In base a quanto emerge da una testimonianza ritenuta attendibile dai pm di Roma. gli agenti del National Security egiziani sapevano della morte del ricercatore friulano già il 2 febbraio del 2016, giorno prima del ritrovamento «ufficiale» del corpo. E, per deviare l’attenzione dalla loro attività, erano pronti ad «inscenare una rapina finita male». Il testimone ha raccontato agli inquirenti italiani di essere diventato amico di Mohammed Abdallah, il capo del sindacato indipendente degli ambulanti del Cairo, che ha «venduto», secondo l’accusa, Regeni ai servizi egiziani. L’uomo ha spiegato che il 2 febbraio del 2016 era con lo stesso Abdallah: «Ho notato che era palesemente spaventato - ha raccontato agli investigatori italiani -. Lui mi ha spiegato che Giulio Regeni era morto e che quella mattina era nell’ufficio del commissariato di Dokki in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam (uno dei quattro 007 imputati, ndr) quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia della morte e che la soluzione per deviare l’attenzione da loro era quella di inscenare una rapina finita male».