La riforma proposta «è un vaccino proprio perché sveglia gli anticorpi del sistema immunitario della giustizia», «non è un banale compromesso politico, è ispirata al bilanciamento tra quelle due esigenze: fare giustizia, nel rispetto delle garanzie. Questo è ciò che ci chiede la Costituzione: bilanciamento fra principi, proporzionalità tra valori, equilibro tra esigenze in conflitto. E quando si parla di giustizia ritengo che lequilibrio sia una virtù, non un demerito». A dirlo è la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, in unintervista al Corriere della Sera. «Le forze politiche conoscono bene gli impegni presi con lEuropa e le scadenze. Mi auguro che il senso di responsabilità dimostrato da tutti i ministri prevalga su ogni altra considerazione, nellinteresse del Paese», sottolinea. «Sono state settimane di continui colloqui - prosegue - Il fatto però che il Consiglio dei ministri abbia approvato il progetto allunanimità è stato un traguardo importante. Raggiunto nellultimo miglio, anche grazie alla determinata guida del premier che lo ha sostenuto con convinzione». Quindi rispetto al passaggio più complicato della trattativa, la prescrizione, sulla quale «gradualmente, in questi mesi le diffidenze e le distanze tra cosiddetti giustizialisti e garantisti si sono accorciate», Cartabia commenta: «Un processo che finisce nel nulla è davvero un fallimento dello Stato, su questo io sono la prima ad essere daccordo, come ben sa Alfonso Bonafede che in queste settimane ha avuto uninterlocuzione costante con il ministero. Tuttavia non si poteva evitare di correggere gli effetti problematici di quella riforma. Per questo abbiamo stabilito tempi certi e predeterminati per la conclusione dei giudizi di appello e Cassazione. Giudizi lunghi recano un duplice danno: frustrano la domanda di giustizia delle vittime e ledono le garanzie degli imputati». A proposito delle resistenze emerse in consiglio dei ministri, Cartabia parte «dai fatti». «Il primo giorno di questo governo - spiega - tutte, dico tutte le forze politiche di maggioranza, compreso il M5S, hanno sottoscritto un ordine del giorno impegnandosi a modificare la riforma del 2019 che peraltro era animata dal giusto obiettivo di limitare la prescrizione dei reati e dei processi, troppo frequente in Italia. Ma lo ha fatto con un intervento a detta di molti, e anche mio, sbilanciato: trascurando il diritto degli imputati alla ragionevole durata del processo, che è un principio costituzionale e di civiltà giuridica. E vero che il Greco, organo anticorruzione del Consiglio d'Europa, ha richiamato l'Italia per l'alto numero di prescrizioni, ma l'Italia è anche, e di gran lunga, il Paese col più alto numero di condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione della ragionevole durata del processo: 1.202 dal 1959 ad oggi; al secondo posto c'è la Turchia, doppiata, con 6o8. Su temi così importanti e complessi, bisogna avere l'onestà intellettuale di leggere i dati nell'insieme». «Qui non si tratta di concedere limpunità a nessuno - prosegue la Ministra - bensì di fare in modo che in tutta Italia i processi arrivino a quella parola di giustizia in tempi certi. Perché se a Milano e Palermo questo è già realtà, non dovrebbe esserlo anche altrove? Ogni imputato ha il diritto di sapere se è colpevole o innocente in tempi ragionevoli. Come la vittima e i suoi familiari, devono avere quelle risposte in tempi altrettanto brevi. È sulle realtà come Napoli e altri sei distretti, che noi dobbiamo intervenire. Con più risorse, più magistrati, cancellieri, personale tecnico; con più tecnologia e anche con queste modifiche del rito». Cartabia garantisce che «rispetto al passato, la vera svolta è che ora abbiamo risorse come mai prima. Ci saranno due concorsi in magistratura, ora entreranno altri 2.700 cancellieri, ci saranno interventi anche sulledilizia e sulla digitalizzazione. E arriveranno, a partire dai prossimi mesi,16.500 assistenti per lufficio del processo». Infine la riforma del Csm e dellordinamento giudiziario: «Abbiamo tempi strettissimi anche in questo caso. E stavolta non solo per gli impegni del Pnrr, ma anche per il rinnovo del Csm tra un anno. Un punto è assodato: lorgano di autogoverno non potrà essere rinnovato con queste regole. Chiusa la riforma del processo penale, ora mi concentrerò su questaltro capitolo, valutando anche cambiamenti che potrebbero richiedere modifiche costituzionali».