L’Assessora capitolina alle Politiche sociali e alla salute, Barbara Funari, il giorno di Santo Stefano ha visitato Rebibbia insieme al consigliere regionale e capogruppo di Demos, Paolo Ciani, e ai volontari della Comunità di Sant'Egidio. Per Ciani «è importante che rappresentanti delle istituzioni frequentino il carcere, perché è a tutti gli effetti una parte della nostra città. Importante rompere l’isolamento – acuito dalla pandemia – e la dimenticanza di questi luoghi anche in questi giorni di festa. Il carcere è un piccolo mondo, una parte di città abitata da cittadini che hanno compiuto dei reati, ma che rimangono persone e cittadini. Con loro tutte le persone che si occupano per lavoro di questi luoghi, dalla polizia penitenziaria, a chi lavora nell’amministrazione penitenziaria, ai servizi sociali, gli infermieri, i medici, i volontari. È sciocco pensare al carcere come a qualcosa di estraneo alla città e alla vita comune».

Secondo il capogruppo di Demos «negli ultimi anni è cresciuta una subcultura molto violenta: quando si sentono persone delle istituzioni dire “buttiamo le chiavi” riferendosi a detenuti, è molto grave. Non solo perché per la legge italiana la pena e la detenzione servono per il corretto reinserimento sociale di chi ha commesso il reato, ma perché sottintendono un senso di vendetta e di disumanizzazione del detenuto. Non è la nostra cultura, non è la cultura giuridica del nostro Paese. Ringrazio Sant’Egidio per l’occasione e il personale della Polizia Penitenziaria che ci ha accompagnato in questo giorno di festa».

Nel frattempo Rita Bernardini del Partito Radicale, giunta al 24esimo giorno dello sciopero della fame, lancia l’ennesimo appello alle istituzioni: «Prego i rappresentanti istituzionali di governo e Parlamento di intervenire subito per alleggerire il sovraffollamento o la congestione ( copyright dell’ex senatore Luigi Manconi) delle carceri. La variante omicron si diffonde ad un ritmo preoccupantissimo».

Con l’iniziativa nonviolenta in corso, Rita Bernardini chiede l’approvazione delle proposte dell’onorevole Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata: la prima, “speciale”, per elevare da 45 a 75 i giorni di liberazione anticipata ogni semestre a partire dal 31 dicembre 2015; la seconda, “strutturale”, per modificare l’ordinamento penitenziario per portare i giorni di liberazione anticipata da 45 a 60. Ma il problema è la mancanza di volontà politica da parte della maggior parte dei parlamentari. L’obiettivo è proprio quello: coinvolgerli per mettere di nuovo al centro quei valori “sacri” della Costituzione italiana.

In occasione delle festività natalizie, la ministra della Giustizia Cartabia ha scritto due lettere: una alle direttrici e ai direttori degli istituti penitenziari, l’altra ai magistrati e a tutto il personale degli uffici giudiziari. Sono convinta «di poter percorrere al vostro fianco un percorso di rinnovamento che giovi all’intera comunità penitenziaria», scrive nel messaggio fatto recapitare ai vertici dei 190 istituti penitenziari, facendo riferimento alla commissione istituita presso il ministero, chiamata a elaborare proposte per il miglioramento della vita quotidiana in carcere e che, proprio in questi giorni ha presentato la Relazione finale come ha documentato Il Dubbio. Resta il fatto che da diversi fronti, anche da parte dei sindacati di polizia penitenziari, si chiede di agire subito. A partire dal sovraffollamento che regista una costante crescita come ha rilevato recentemente il Garante nazionale delle persone private della libertà.