La Giunta dell'Unione delle Camere Penali «saluta con autentica soddisfazione l'ennesimo naufragio del travaglismo italico»: il capo del Dap Renoldi «ha infatti autorizzato esponenti di Nessuno Tocchi Caino a visitare cinque carceri sarde, due delle quali anche con reparti di 41 bis, esattamente come fece, tra gli altri, il dottor Basentini, capo del Dap voluto dal ministro Bonafede, con il Partito Radicale e con la Commissione Carcere della Camera Penale di Roma, d'altronde in coerenza con altre precedenti autorizzazioni (capo del Dap Santi Consolo, ministro Andrea Orlando, per esempio)». A scriverlo, in una nota, sono le Camere Penali, che suggeriscono «ai promotori della ruggente campagna denigratoria immediatamente lanciata contro il dottor Renoldi (e dunque contro Cartabia, e dunque contro Draghi, e così via) di estendere a questo punto le proprie richieste di chiarimento all'on. Alfonso Bonafede, allora ministro di Giustizia, onde accertare le ragioni di un cosi' doloroso collasso della integrità antimafiosa del proprio ministero, rendendone conto da subito ai propri colleghi parlamentari, oggi interroganti ed indignati». Non solo. I Penalisti si dicono «ovviamente solidali con il dottor Renoldi, con la ministra Cartabia e con gli amici, a noi carissimi, di Nessuno Tocchi Caino».  Al tempo stesso si dicono «consapevoli che la miseranda vicenda non meriti nemmeno un soverchio impegno polemico: sono grotteschi colpi di coda di una nefasta parentesi politica che il Paese sta già dimenticando». La risposta pentastellata arriva da Eugenio Saitta, capogruppo M5S nella commissione Giustizia della Camera, e da Giulia Sarti, responsabile Giustizia del Movimento Cinque Stelle. Saitta spiega di non capire «perché l’Unione delle Camere penali non abbia la nostra stessa esigenza di chiarezza rispetto a quanto avvenuto nelle carceri di Sassari e Nuoro, fatti gravissimi e senza precedenti». Secondo l'esponente grillino «con toni sprezzanti ci si accusa di voler fare polemica politica nei confronti dei responsabili istituzionali interessati nella vicenda: falso». Per poi spiegare che al M5S sta a cuore «solo la sicurezza del Paese e la tenuta delle norme contro la mafia». Secondo Sarti invece «è sorprendente e molto grave la superficialità con cui l’Unione delle Camere penali, autorevole organismo del mondo forense, rilegge la vicenda delle visite di esponenti di "Nessuno tocchi Caino" nelle sezioni speciali delle carceri di Sassari e Nuoro» e «la vicenda è gravissima e senza precedenti, perciò deve assolutamente essere chiarita». La controrisposta arriva nientemeno che da Giandomenico Caiazza. «Vorrei ricordare agli onorevoli Sarti e Saitta che noi penalisti abbiamo la sana abitudine di parlare dopo aver letto le carte ed udito i testimoni - commenta Caiazza - Il 3 novembre 2017 esponenti radicali furono autorizzati dal Dap a visitare le carceri di Tolmezzo e Padova, ivi compresi i detenuti al 41 bis, e tanto avvenne: allo stesso modo, il 18 aprile 2019, ministro Bonafede (ma l'on. Sarti glissa) fu autorizzata identica visita con colloqui per il carcere di Viterbo, senza alcuna esclusione del 41 bis, i cui detenuti furono infatti pacificamente incontrati». Per poi aggiungere che «il dottor Renoldi ha semplicemente replicato una consuetudine, dunque, appartenuta anche ai governi Cinque Stelle, ho le mail sotto i miei occhi». E poi la stoccata finale. «Noi - conclude Caiazza - siamo persone serie, non spendiamo le nostre giornate parlando a vanvera e scrivendo castronerie, come altri usano fare, la prossima volta, on. Sarti, usi maggiore prudenza nel parlare di superficialità: per le brutte figure dovrebbe pur esistere un plafond, non trova?». Finita qui? Nemmeno per sogno, perché in serata arriva la smentita dello stesso Basentini. «È l'ennesima volta che il mio nome viene adoperato in maniera completamente gratuita e in merito a una circostanza che non corrisponde al vero - spiega l'ex capo del Dap con Bonafede - Io non ho mai autorizzato i radicali né altre associazioni ad accedere al reparto del 41bis e in merito alla circostanza riportata dal comunicato dell'Unione delle Camere Penali riguardo la visita dei radicali  nel 2019 al carcere di Viterbo, senza alcuna esclusione del 41 bis, chiarisco quanto segue: all'epoca i permessi per le visite in carcere venivano dati  per competenza dal Direttore generale dei detenuti e del trattamento, dottor Piscitello. Poteva capitare che li desse, in casi particolari, il capo del Dap, ma in merito alla circostanza di Viterbo, fu sempre il dottor Piscitello a fornire il permesso per la consueta visita dei radicali. Poi, per quanto sono riuscito a ricostruire, i radicali vollero accedere anche al reparto del 41bis. L'autorizzazione venne data dal dottor Piscitello per un mero equivoco telefonico mentre la delegazione radicale era già sul posto. Quando mi venne comunicato con una relazione del comandante del carcere che i radicali avevano fatto visita anche ai reclusi del 41bis io feci subito una nota diretta al Direttore generale dei detenuti e del trattamento e per conoscenza al capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia chiarendo, letteralmente, che fosse “pacifico che simili concessioni non possono essere rilasciate"». L'impressione è che non finirà qui.