«È paradossale: per un fatto che non sussiste sono stato messo alla gogna per cinque anni, quasi una pena capitale. Un danno enorme, per il quale farò causa allo Stato». Luca Barbareschi commenta così, a LaPresse, la decisione del giudice monocratico del Tribunale di Roma di assolverlo - con la formula "perché il fatto sussiste" - dall’accusa di traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta sui fondi al teatro Eliseo, di cui è proprietario e direttore artistico. «Ho avuto problemi con le banche, perché per loro l’aspetto reputazionale è un ’must’. Questo è un danno che va ad aggiungersi a quello psicologico», rimarca l’attore e regista 65enne, che pone l’accento anche su un altro aspetto. «Mi hanno tolto cinque anni di vita, cinque anni su 40 di vera vita lavorativa. Non potevo fare trasmissioni in tv, i miei film sono stati rifiutati da festival importanti, la mia carriera da attore è stata devastata, i miei anni migliori...», si sfoga Barbareschi. E ancora: «Non ho ricevuto nessuna solidarietà dal mio mondo e dai miei colleghi, la gratitudine è sempre del giorno prima. Solo chi lavora con me e chi mi vuole bene mi è stato veramente vicino. Dagli altri, solo il grande silenzio dei ruffiani. Ma adesso devo perdonare», dice. E pensare al futuro dell’Eliseo che è ancora appeso a un filo: «Gualtieri mi aveva promesso una mano, ora è diventato sindaco. Voglio capire se la città vuole questo teatro», dice, sollecitando un incontro anche con il ministro della Cultura Dario Franceschini e il presidente della Regione Nicola Zingaretti. «Attualmente l’Eliseo è chiuso in attesa di fondi congrui», spiega ancora l’attore. «Altri teatri hanno preso risorse pubbliche per dieci, venti volte quelle assegnate all’Eliseo. Dal 2015 al 2020 il Biondo di Palermo ha avuto oltre 32 milioni di euro, il Metastasio di Prato 20, lo Stabile di Catania e il Friuli di Trieste circa 19, l’Umbria di Perugia quasi 17, il Piemonte di Torino e il Parenti di Milano circa 12. L’Eliseo ha ricevuto 4,7 nello stesso periodo. Per non parlare dei teatri nazionali: oltre 78 milioni alla Fondazione Piccolo di Milano, quasi 58 alla Fondazione Teatro Torino, oltre 50 all’Ert di Modena, 49 al Teatro di Roma commissariato per anni», rimarca Barbareschi snocciolando alcuni numeri. L’ultima riflessione è sulla giustizia in Italia: «Per difendermi ho speso 600mila euro in cinque anni di avvocati. Solo i ricchi si possono difendere in questo Paese? Forse capiremo solo con il referendum se l’Italia è pronta per un rapporto sano tra imprenditoria e giustizia. Serve una riforma della giustizia, questa cosa non può non cambiare, perché oggi - conclude - basta una mela marcia nella magistratura per distruggere tutta la frutta».