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caso iuventa
Il più grande procedimento penale contro le Ong rimane ancora una volta senza interprete. E ancora una volta, l’interrogatorio di Dariush Beigui, capitano della nave Iuventa della tedesca Jugend Rettet, deciso a smentire ogni accusa con mille pagine di prove alla mano, non è stato portato a termine per via dell’inadeguatezza dell’interpretazione. Una violazione dei diritti degli indagati, «sia nei porti che nelle aule di tribunale», si legge in una nota della Iuventa. Beigui, accusato di essere al comando di un “taxi del mare” e di concordare i soccorsi con i trafficanti, si era recato per la seconda volta in Questura a Trapani, accompagnato dall’avvocato Nicola Canestrini, tentando di chiarire la propria posizione. Ma dopo aver trovato, lo scorso 29 ottobre, una guida turistica al posto di un vero interprete, sabato scorso ad attendere l’indagato c’era un ex poliziotto, di madrelingua tedesca e a riposo da due anni, ma non iscritto all’albo dei traduttori e degli interpreti. L’uomo, per circa 25 anni, è stato in servizio presso la Squadra mobile di Bolzano, per poi svolgere, negli ultimi due anni di attività, il ruolo di funzionare presso l’Ufficio di Gabinetto della Questura di Bolzano. Ruolo che, secondo la difesa, poneva un problema di imparzialità, dato il suo vincolo gerarchico con i superiori. A difesa dell’ex poliziotto è però intervenuto un funzionario del Servizio operativo centrale presente all’interrogatorio, che ha ribadito la sua competenza linguistica ed evidenziato il suo ruolo di Ufficiale di collegamento con le forze di polizia austriache. Ma tale competenza è stata duramente contestata dalla difesa, che ha evidenziato la sua incapacità di tradurre in maniera simultanea le parole dell’indagato, nonché le carenze dal punto di vista della terminologia nautica. Da qui la singolare richiesta a Canestrini: “aiutare” l’interprete con la traduzione. Una proposta che ha lasciato basito il legale, che ha evidenziato l’obbligo di fornire all’indagato una traduzione di qualità, come richiesto dalla direttiva 2010/64/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010 sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, che impone che vengano tradotti gli atti fondamentali per garantire che gli indagati siano in grado di esercitare i loro diritti della difesa e per tutelare l’equità del procedimento. Tant’è che lo stesso Beigui, nelle quattro ore di “tentato” interrogatorio, ha dichiarato di non sentirsi adeguatamente tutelato, date le molteplici inesattezze grammaticali della traduzione, circostanza che ha spinto Canestrini a sollevare eccezione di nullità. I difensori hanno dunque reiterato la richiesta di poter svolgere l’interrogatorio alla presenza di un interprete qualificato, capace di garantire il diritto di difesa, chiedendo al pm di valutare se fare un ulteriore tentativo o emettere un ordine di indagine europeo per svolgere l’interrogatorio davanti alla polizia tedesca. «Nel più grande procedimento penale contro soccorritori civili in mare, da cinque anni non solo non ci sono prove sufficienti per giustificare il sequestro di una nave da soccorso ma nemmeno i presupposti per un accusa che comporta pene detentive fino a 20 anni. Questo procedimento non garantisce inoltre i principi fondamentali per un giusto processo», ha sottolineato con una nota l’equipaggio della Iuventa. Un diritto negato nonostante già due settimane fa la ong avesse richiesto di poter svolgere l’interrogatorio con tutte le garanzie del caso. «L'assistenza linguistica deve essere tale da consentire all'imputato di essere a conoscenza delle accuse contro di lui e di difendersi - ha commentato Canestrini -, in particolare permettendogli di presentare la sua versione dei fatti in tribunale: questo diritto fondamentale, garantito dal 1950 dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, è stato ripetutamente negato dall'accusa». Ma il numero di interpreti, in Italia, scarseggia, anche a causa delle paghe da fame - il 10 per cento rispetto alla media europea -. L'Italia, infatti, insieme a Bulgaria e Romania, ha il budget più basso d'Europa per tali servizi. «È ridicolo - ha evidenziato Beigui -.La stessa procura che si è coordinata con successo con cinque diverse agenzie di polizia, comprese le unità antimafia e i servizi di intelligence, per fermare una nave di soccorso che sarebbe necessario impiegare nel soccorso, ha ripetutamente fallito nel garantire il diritto fondamentale a un processo equo. Mi sembra che non vogliano nemmeno sapere cosa ho da dire. La procura è interessata a chiarire i fatti?».