Anticipare al 28 febbraio l’entrata in vigore della riforma civile, scelta probabilmente inevitabile, ha prodotto vari smottamenti. Innanzitutto per la precipitazione con cui giudici e avvocati sono stati costretti ad adattarsi a un impianto normativo tutto da sperimentare.

Ora è emersa un’ulteriore incongruità creata dall’anticipo della riforma: la segnala l’Organismo congressuale forense a proposito dei delegati alle vendite giudiziarie. In pratica, rischia di crearsi una discriminazione soprattutto per i giovani avvocati, impossibilitati a rispettare i tre requisiti richiesti, in alternativa, per l’ammissione ai nuovi elenchi dei delegati. Più precisamente, rileva l’Ocf in una nota, dopo l’anticipo dell’entrata in vigore della riforma è stato fissato al prossimo 31 marzo il termine per presentare domanda di iscrizione negli elenchi, ma «la gran parte degli attuali delegati alle vendite si vedrà sostanzialmente preclusa l’attività, in ragione di una situazione a dir poco paradossale. I nuovi criteri per la nomina», spiega appunto Ocf, «sono tre e devono essere posseduti alternativamente tra loro: aver svolto almeno 10 incarichi nel quinquennio precedente, possedere il titolo di avvocato specialista in diritto dell’esecuzione forzata, aver frequentato un corso specifico in tema di procedure esecutive».

Ma «non è ancora stato istituito un corso per conseguire il titolo di specialista in diritto dell’esecuzione forzata» e «i corsi specifici in tema di procedure esecutive devono rispettare delle linee guida stabilite dalla Scuola superiore della magistratura che tuttavia, ad oggi, non le ha emanate». Perciò «potrà presentare domanda per essere inserito nei nuovi elenchi solo il professionista che avrà ottenuto almeno dieci deleghe nel quinquennio precedente». Sarebbe certamente più equo «consentire la nuova iscrizione secondo la normativa previgente e sostituire gli elenchi ad oggi in uso ai vari Tribunali soltanto quando si potrà ragionevolmente dimostrare di soddisfare uno dei tre requisiti alternativi». Ocf chiede dunque «con fermezza» una «moratoria per la formazione degli elenchi, fintantoché le nuove disposizioni non consentiranno ai delegati di essere nelle condizioni di scegliere in base a quale requisito essere iscritti nei detti elenchi».