Si chiude a fine gennaio il sondaggio degli avvocati per la predisposizione del tradizionale rapporto annuale Censis-Cassa Forense sulla condizione degli avvocati in Italia. In base al dato di ieri, erano circa 28.500 i professionisti che avevano risposto all’email dell’ente previdenziale degli avvocati, fornendo le loro risposte al questionario, che saranno illustrate in un rapporto del Censis, atteso per marzo. I temi trattati dalle 43 domande riguardano la situazione reddituale e professionale dell’avvocato considerata sia rispetto all’attualità (dunque al 2021, in relazione al 2020) sia in chiave prospettica (ovvero per il 2022); il ricorso alle soluzioni alternative alle controversie (Adr), allo smartworking, alla piattaforma ItalgiureWeb, e al sito della Cassa Forense, nonché alle sue varie prestazioni assistenziali (riunite in 4 categorie); le aspettative in materia pensionistica; e l’indicazione di dati sulla tipologia (37 opzioni), localizzazione (4 opzioni), e destinatari (6 opzioni) delle prestazioni professionali; nonché su impegno in ore per la professione e situazione familiare. Queste informazioni sono accompagnate dall’indicazione di elementi che profilano il professionista, ovvero genere, anzianità professionale, organizzazione dello studio, specializzazione (da scegliere tra una dozzina di opzioni), ed integrate da numerosi giudizi qualitativi su vari temi, fra cui l’effettiva minore redditività dell’attività delle professioniste rispetto ai loro colleghi uomini. Ci sono poi domande che potrebbero essere inattese, come quelle sull’ipotesi di lasciare la professione e sui fattori di rischio per l’attività, e non mancano neppure questioni che stimolano riflessioni, come quelle sull’eventualità che in futuro sia vincente una specializzazione piuttosto che un approccio generalista, e che la trattazione scritta delle udienze, favorita dalla emergenza covid, abbia consentito (o meno) di garantire il contraddittorio tra le parti. “Il questionario proposto agli avvocati in questi giorni – spiega l’avvocata Marisa Annunziata, che per la Cassa Forense sta seguendo, insieme ad altri colleghi, il rapporto del Censis – presenta diverse novità, a cominciare dal fatto che esso consentirà un’analisi più approfondita delle condizioni delle donne avvocato, grazie al fatto che nel questionario, da compilare on line, vi è una domanda sul genere, che permetterà di analizzare separatamente le risposte fornite dalle professioniste a tutte le altre domande. In secondo luogo sono stati introdotti diversi temi nuovi, come le specializzazioni, il ricorso alle Adr, gli spazi di mercato per gli avvocati, e in terzo luogo è stato incaricato il Censis di coinvolgere nella ricerca anche altri soggetti, come le università, le pubbliche amministrazioni, il mondo delle imprese, circostanza che consentirà di esaminare meglio le criticità della professione legale, dalla fase formativa fino all’interazione con i clienti”. Non c’è dubbio che il rapporto, che il Censis predisporrà nelle prossime settimane sulla base delle risposte a queste domande, permetterà di scattare una foto completa sulla professione legale in Italia, utile sia per chi già la esercita, così da valutare le prospettive, sia per chi (come i giovani) sta considerando di entrarvi.

Un docu-film sul divario reddituale sofferto dalle professioniste

In linea con un “highlight” del rapporto, ossia le condizioni della componente femminile dell’avvocatura italiana, si terrà il 3 febbraio una tavola rotonda finalizzata alla presentazione di un Docu-Film sul divario reddituale nelle professioni intellettuali, a cui hanno contribuito le delegate della Cassa Forense. Tramite il sito della Cassa Forense si potrà assistere in streaming all’evento, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, del presidente dell’istituto, Valter Militi, e della vicepresidente di Adepp, Tiziana Stallone. “Il video, che sarà visualizzabile successivamente sul canale Youtube della Cassa – specifica Annunziata – contiene diverse interviste a personaggi del mondo universitario e della cultura, e punta ad andare alle radici del fenomeno della disparità reddituale, la cui consapevolezza potrebbe contribuire al suo contenimento”.