Tutto nasce nel giugno 2023, in un convegno di “ItaliaStatodidirritto”, associazione presieduta da Guido Camera. Si discute su “Avvocatura e responsabilità professionale: nuove regole per nuove garanzie difensive”. Ci si sofferma sui rischi a cui i legali restano esposti quando chi è sconfitto nel processo prova a rivalersi su di loro. Interviene anche Pierantonio Zanettin, capogruppo Giustizia di FI al Senato.

Poco dopo depositerà una proposta di legge semplice semplice: “Per gli atti e i comportamenti posti in essere nell’esercizio della professione l’avvocato risponde dei danni arrecati con dolo e colpa grave; non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto”. Dopodiché, nella commissione Giustizia di Palazzo Madama, governo e maggioranza si confrontano. Emergono perplessità: una norma tanto “blindata” potrebbe innescare polemiche.

Il relatore Sergio Rastrelli, di FdI, avvocato come Zanettin, ricorda che la soluzione deve comunque ridimensionare gli attuali rischi per la professione forense. Si trova così l’intesa, nel centrodestra, sul seguente emendamento: “Per gli atti e i comportamenti posti in essere nell’esercizio della professione, l’avvocato risponde dei danni arrecati con dolo o colpa grave. Costituisce colpa grave l’inosservanza manifesta e non ragionevolmente motivata della legge nonché del diritto dell’Ue, ovvero l’affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti esaminati o la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti esaminati”.

Il punto è sul quel “non ragionevolmente motivata”. Chi valuta la ragionevolezza della motivazione in base alla quale un avvocato rivendica, per il proprio assistito, un determinato diritto o una decisione del giudice? Il giudice stesso. E il problema è che c’è solo un modo per tutelarsi dalla valutazione del magistrato sulla “ragionevolezza” dell’avvocato: quest’ultimo deve schiacciare la propria interpretazione su una giurisprudenza consolidata. Deve cioè attuare una forma di “assistenza legale difensiva”. Con due conseguenze: viene meno lo stimolo, nei confronti della magistratura, a un’evoluzione coraggiosa del diritto vivente, e si favorisce la vittoria dell’intelligenza artificiale, fatalmente in vantaggio quando prevale la “dittatura del precedente”.

Ieri il testo proposto da Zanettin e modificato in commissione Giustizia è arrivato nell’Aula del Senato. Il via libera però è stato congelato: il governo ha chiesto un rinvio di 10 giorni e ha sollecitato, nel frattempo, il parere, sull’emendamento al testo originario, di Cnf, Unione Camere penali e Unione nazionale Camere civili. Sul tappeto anche l’estensione ai notai delle tutele. Secondo il presidente dei civilisti Alberto Del Noce, «la responsabilità attenuata a dolo o colpa grave è presidio dell’indipendenza dell’avvocato, ma non può essere applicata alla funzione notarile».