Ricordare a vent’anni di distanza Annamaria Rapetti e Alessandra Santonocito, due colleghe, due avvocati, due mamme, due figlie, due “Unaep”, che il 18 aprile 2002 hanno perso la vita nel devastante e incredibile incidente aereo che colpì il “Pirellone”, sede della Regione Lombardia, non è solo doveroso, ma è un dolore che si rinnova e/o fluisce nella dolcezza della memoria. Come in un film, quel 18 aprile alle 17.47 un aereo si schiantò contro Palazzo Pirelli, entrando proprio dentro il 26simo piano, il piano ove era collocata l’Avvocatura regionale. Non era un film ma un tragico evento in cui però persero la vita splendide donne impegnate nello svolgimento del loro dovere, della loro professione. Una professione, quella degli avvocati pubblici, dipendenti e contemporaneamente professionisti iper specializzati, considerati a correnti alterne, quando è utile sono fini professionisti ma mai riconosciuti fino in fondo. Come un'opera incompiuta. Incompiuta perché in molte legislature, compresa quella attuale, sono stati proposti disegni di legge lasciati scadere; incompiuta perché le diverse leggi sul pubblico impiego, pur prevedendo sezioni separate di contrattazione, per professioni peculiari sono puntualmente disattese; incompiuta perché anche le più recenti norme e Ccnl prevedono la possibilità di aree di contrattazione separata per particolari professioni e rimangono disapplicate; incompiuta perché persino la riforma forense aveva perso l’occasione di dare dignità a tutta la professione, non solo a quella dipendente. Consoliamoci allora pensando che siamo comunque un’opera. E le opere hanno valore. Lo sanno bene i nostri Enti, non foss’altro che per gli effetti benefici sui bilanci che la nostra opera comporta, certificati più volte dalle Corti dei Conti. Annamaria e Alessandra erano al loro posto di lavoro, quella sera, a studiare le migliori strategie per difendere il proprio “cliente” e datore di lavoro, la Regione Lombardia, quegli Enti che spesso vogliono continuare a considerarci meri “impiegati”. Anzi, “commessi”, che hanno scelto “agi” e una “comoda vita irresponsabile”, come vergognosamente sostenuto da un Giudice della Repubblica. Altro che agi e vita comoda. Qui, con l’obbligo di esclusività, non si percepiscono lauti onorari per attività extra o intra moenia, vietate. Ma che ne sa chi è abituato ad avere doppi, tripli, quadrupli incarichi. Qui si lavora anche col terremoto (L’Aquila) perché i termini scadono e si perde la vita sul luogo di lavoro per terminare le memorie, come accaduto ad Annamaria ed Alessandra. Il nostro senso del dovere è ben altro. Oscar Wilde disse che “il senso del dovere è un’orribile malattia”. Sicuramente Annamaria ed Alessandra ne erano insanabilmente affette. L'Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici porta ancora dentro di sé questo lutto. Ma col tempo il dolore si è trasformato in un dolce sentimento di orgoglio,  l’orgoglio di aver conosciuto Annamaria e Alessandra, e di averle avute colleghe in Unaep. La grandezza di una Associazione si misura dal valore delle persone che  vi sono appartenute e dalla capacità di mantenerne vivo il ricordo, nel cuore e nella memoria. Noi, siamo una grande Associazione. Avv. Antonella Trentini, Presidente Unaep (Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici)