Per l’occasione della presentazione del trentaquattresimo congresso nazionale forense, il comune di Catania ha messo a disposizione una sede d’eccezione: la seicentesca Sala Bellini. Ad aprire la conferenza stampa è intervenuto il sindaco, Salvo Pugliese, che ha ringraziato l’avvocatura italiana per aver scelto la città etnea come sede: «Siamo lieti di poter ospitare i vostri 1800 accreditati. Sarà un’occasione irripetibile per far conoscere al mondo forense le bellezze di Catania, che ha messo a disposizione le sue risorse comunali perché il vostro soggiorno sia il più piacevole possibile». Altrettanto entusiasta, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Maurizio Magnano di San Lio, che ha ricordato come il congresso nazionale torni a Catania dopo 43 anni ( l’ultimo, il tredicesimo congresso, si è svolto nel 1975). «Allora erano presenti 800 avvocati, oggi la nostra città ospiterà 660 delegati e oltre 1200 congressisti, che vengono in Sicilia a discutere i temi rilevanti per la nostra professione». Magnano di San Lio ha poi illustrato brevemente il programma dei tre giorni di congresso, sottolineando l’eccezionalità della sede scelta: il convento dei benedettini di San Nicolò l’Arena, messo a disposizione dalla diocesi con la collaborazione dell’Università di Catania. Sul piano dei contenuti, «è determinante la scelta del tema congressuale, fortemente voluta dal Consiglio Nazionale Forense: in questo momento di crisi della giustizia, noi chiediamo che l’avvocatura trovi un riconoscimento in Costituzione, come soggetto della giurisdizione». Proprio la scelta del tema, ha ricordato il presidente di Catania, «rende questo un congresso politico, che è anche punto di incontro e confronto tra le forze politiche e l’avvocatura». Sul tema dell’avvocato in Costituzione si è espresso anche il tesoriere del Cnf, Gaetano Giuseppe Iacona, intervenuto insieme al presidente del comitato organizzatore, il consigliere Enrico Merli.

Iacona, nel suo saluto, ha sottolineato come «la questione costituzionale riguarda non solo chi si occupa di giustizia, ma tutti i cittadini. La giustizia è parte dello stato di diritto e l’avvocato in costituzione rafforza le libertà di ogni cittadino. Tutti, infatti, devono avere diritto a venire giudicati da un giudice imparziale, con al proprio fianco un avvocato libero e indipendente. Questa condizione, però, può essere garantita solo da una previsione costituzionale».

Iacona ha poi sottolineato la specificità di questo congresso, il primo dopo la nascita dell’Organismo Congressuale Forense. A questo proposito è intervenuto il coordinatore di Ocf, Antonio Rosa, offrendo spunti prettamente politici, in particolare in merito al rapporto sulle future iniziative del Ministero della Giustizia. «Mi ha stupito la scelta del ministro di intervenire cominciando dalla riforma del rito civile. Premetto un dato: gli avvocati sono i primi interessati al buon funzionamento della giustizia, da cui loro per primi traggono legittimità. Per questo mi sento di sollevare qualche riserva sul progetto di estensione del rito del lavoro, perché in questo modo il cittadino viene privato di un momento di contraddittorio che non pesa sui tempi del processo. Andrebbero eliminati, invece, i veri colli di bottiglia: l’udienza di precisazione conclusioni, che è utile solo a differire il momento della sentenza, per esempio. Su questi temi spero che si possa aprire un confronto tecnico con il ministro Bonafede». Rosa ha poi evidenziato come sia vitale per l’avvocatura completare il percorso per l’equo compenso, una battaglia avvertita da tutte le libere professioni, e ottenere l’effettività del pagamento nel caso di patrocinio a spese dello Stato, oggi afflitto da significativi ritardi nel saldo degli onorari da parte dello Stato.

A condividere la scelta di un congresso politico è stato anche il presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, il quale ha espresso l’auspicio «che da questo congresso torneremo avendo ben chiaro chi è il nostro interlocutore, per portare a casa i risultati che ci stanno a cuore». Luciano ha condiviso in pieno la scelta del Cnf sul tema congressuale e ha ricordato come «un’avvocatura libera e indipendente deve avere una cassa libera e indipendente, che non possa essere oggetto di misure politiche o, peggio, espropri. Confido che la direzione non sia, in futuro, quella di tornare alla cassa gestita dallo Stato, perché abbiamo dimostrato con il duro lavoro che risultati sono in grado di realizzare le casse gestite privatamente dagli stessi professionisti».

Infine, Luciano si è soffermato sull’importanza del ruolo sociale dell’avvocato «che è mediatore e risolutore di conflitti. Per questo è fondamentale l’equo compenso: non si può pensare che le prestazioni di chi come noi è imprenditore della conoscenza sia a costo zero». Quanto a Cassa Forense, il presidente ne ha evidenziato «il ruolo di sostegno, anche sostitutivo dello Stato per avvocatura. Noi avvocati possiamo fare molto per la giustizia e come Cassa Forense ci stiamo impegnando su due progetti: la creazione di fondo per l’edilizia dei tribunali e la piattaforma digitale unica dell’avvocatura». E a concluso auspicando che da Catania possa ripartire un’avvocatura «consapevole, unita, senza populismi e demagogie».