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Le spese delle Regioni sono un evergreen. Una hit mediatica nella sezione “Sprecopoli e dintorni”. Ma se c’è una voce che non può alimentare indignazioni è quella relativa agli incarichi legali. Si tratta di uno dei capitoli di spesa generalmente più «virtuosi» negli enti. A certificarlo è la “Relazione annuale sulla pubblica amministrazione” che sarà presentata stamattina a Roma dalla Fondazione Gazzetta amministrativa. All’evento interverranno rappresentanti istituzionali ai più alti livelli: dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati al presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani fino ad alcuni governatori, come il ligure Giovanni Toti e il campano Vincenzo De Luca, oltre al “padrone di casa” Nicola Zingaretti. Ebbene, nello studio messo a punto dalla Fondazione, e relativo all’anno 2017, la voce “spesa effettiva per patrocinio legale” è tra quelle che riportano il più alto numero di triple e doppie “A”. La Relazione registra infatti gli importi destinati dalle varie amministrazioni pubbliche ai diversi comparti e le mette a confronto con una “spesa ideale”, in base a un sistema di calcolo intitolato “Pitagora”. Lo scostamento fra costi effettivi e spesa ideale è segnalato appunto con la tripla A, presa in prestito dalle agenzie di rating, quando è minimo o quando le spese sono addirittura più contenute del preventivabile. Se invece una certa voce è marchiata con una sola “B” vuol dire che quella voce di spesa è “fuori controllo”. Ora, dalla tabella che riporta tra gli altri il “capitolo” sui costi per gli incarichi legali si possono trarre varie indicazioni. Un primo esempio viene dalla Toscana. Regione che passa per essere un modello di buona amministrazione ma che riporta una valutazione critica in un settore piuttosto assimilabile a quello delle spese legali, ossia l’ambito delle “spese per incarichi libero- professionali di studi, ricerca e consulenza”. Qui l’amministrazione guidata da Enrico Rossi ottime una tripla B, che equivale a “spesa eccessiva”. Quando si tratta di avvocati, invece, ecco che scatta la tripla A. Come se fosse il rating della Germania di Angela Merkel, insomma. Caso identico è quello del Piemonte presieduto da Sergio Chiamparino: tripla B per “ricerca e consulenza”, quindi spesa eccessiva come in Toscana; tripla A invece per il “patrocinio” degli avvocati, dunque “spesa virtuosa”. Si potrebbe andare avanti, ad esempio, con qualche Regione del Sud, dove i giudizi tendono a peggiorare rispetto al Settentrione. La Basilicata è in una situazione da pre dissesto per gli incarichi di “ricerca e consulenza”: oltre 900mila euro nel 2017. In numeri assoluti superata solo dalle assai più vaste Campania, Piemonte, Calabria e Puglia e, in termini di rating, bollata dall’inevitabile B. Ma nella tabella che riguarda gli avvocati i lucani si scoprono improvvisamente virtuosi: doppia A, che per il “Rapporto” vuol dire “spesa congrua”. Ovviamente si tratta di “spese legali” riferite esclusivamente agli incarichi assegnati ad avvocati esterni all’amministrazione: nel computo non rientrano gli emolumenti delle avvocature interne. Tali strutture sono costituite com’è noto da avvocati inserirti nell’elenco speciale, i soli autorizzati a svolgere la professione con lo status di “dipendenti”. In alcuni casi questi uffici legali interni sono inadeguati: come in Emilia- Romagna, regione tendenzialmente virtuosa eppure costretta ad affidare spessissimo a professionisti esterni la propria difesa nelle controversie, tanto da meritare le due B (“spesa eccessiva”). Ma in generale è evidente che le Regioni, sugliavvocati, risparmiano alla grande. «Spesso i cosiddetti difensori fiduciari delle amministrazioniricevono compensi al di sotto delle soglie minime previste dai parametri forensi», spiega Enrico Michetti, presidente della Fondazione Gazzetta amministrativa. «Almeno così è stato fino a tutto il 2017: la legge sull’equo compenso è entrata in vigore solo alla fine di quell’anno». Si tratta dunque di «prestazioni anche complesse, che richiedono una qualità professionale elevata, ma da anni ormai retribuite con compensi bassi. E quando ci si imbatte in un importo elevato alla voce ' spesa per patrocinio legale' non è perché in quell’amministrazione ci si lascia andare a onorari sontuosi», spiega ancora Michetti, «ma perché magari l’ente in questione ha assunto una linea particolarmente litigiosa nelle controversie con i cittadini, su specifiche materie o in termini generali. Quello che non entra affatto nelle cifre da noi riportate», conclude il presidente della fondazione, «è l’enorme attività di formazione, di consulenza impropria spesso svolta dagli avvocati esterni. I quali, oltre a seguire i contenziosi, istruiscono i funzionari regionali nella predisposizione degli atti amministrativi, per esempio quelli in autotutela». Una corvée tipicamente “vessatoria”, che rientra proprio tra quelle messe al bando dalla legge sull’equo compenso.