Angela Maria Odescalchi è stata riconfermata presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Lodi. «Sono molto soddisfatta – commenta - dei risultati dell’ultima tornata elettorale, soprattutto perché la maggioranza dei colleghi votanti a Lodi ha espresso sostegno non solo a me, ma a tutti i componenti della mia squadra che si ricandidavano e sono stati riconfermati. Il che è stato la dimostrazione che l’impegno, la passione e la disponibilità, che abbiamo cercato di mettere nello svolgimento del nostro precedente mandato elettorale, sono stati riconosciuti e premiati dai nostri iscritti. Non era un risultato scontato, perché i compiti che gravano sul Consiglio richiedono una sempre maggior attenzione alla tutela degli interessi pubblici connessi all'esercizio della professione, senza tuttavia perdere di vista le specifiche esigenze degli iscritti, che spesso si trovano ad affrontare problemi di adattamento ad un mercato sempre più esigente e in continua evoluzione».

Il Foro di Lodi è il penultimo per dimensione in Lombardia. Gli avvocati iscritti sono 441 ( le donne sono 250, gli uomini 191). Il numero dei praticanti è pari a 75 ( di cui 38 donne e 37 uomini). Dal 2020 a oggi non ci sono stati stravolgimenti. Rispetto al dato nazionale si registra un lieve miglioramento: i nuovi iscritti sono stati 28 ( 18 avvocate e 10 avvocati) e 27 praticanti, a fronte di 25 avvocati ( 14 donne e 11 uomini) e 33 dottori ( 15 donne e 12 uomini) cancellati. «Nonostante le piccole dimensioni e la vicinanza con Milano – afferma Odescalchi -, il reddito medio degli avvocati lodigiani, nel periodo 2016- 2020, esaminato dal rapporto sull’avvocatura di Cassa Forense, è in linea con quello degli altri Ordini circondariali lombardi, essendo risalito il picco negativo del 2020 con un reddito medio assestato oltre i 40mila euro ( 41.560 euro nel 2021)». La riconferma alla guida del Coa lodigiano per Angela Maria Odescalchi ha un significato che va al di là del riconoscimento dell’ottimo lavoro sin qui svolto. Indica la voglia di scrivere nuove pagine dell’avvocatura lodigiana, dopo le tribolazioni di tre anni fa, quando la pandemia fece sprofondare tutti nell’incertezza ( si veda anche Il Dubbio del 7 marzo 2020). «Archiviata la gestione emergenziale della pandemia – commenta la presidente del Coa di Lodi -, ci siamo ritrovati tutti di fronte a una nuova impostazione della nostra attività, che richiede nuove competenze e flessibilità nel rispondere alle domande del mercato legale. Ciò che ho apprezzato di più in questi anni è stato proprio il rendermi conto di essere riuscita, con tutto il mio Consiglio, a diventare un punto di riferimento per i miei iscritti che si sono rivolti a noi non solo per sottoporci questioni da risolvere o pareri interpretativi, ma anche per manifestarci attestazioni dirette di fiducia e apprezzamento, il che ha favorito la coesione tra noi e il raggiungimento degli obiettivi prefissi».

La pandemia ha accelerato una serie di cambiamenti nella professione forense, che di sicuro vedranno protagoniste le giovani generazioni di togati. «Si è innescato – riflette Odescalchi - un meccanismo di trasformazione radicale della figura dell’avvocato, che si allontana sempre più da quella tradizionale a cui la maggior parte di noi era abituato. Mi riferisco soprattutto a quella del singolo libero professionista, che lavorava in totale autonomia, con un’organizzazione dell’attività limitata per personale e struttura e che affidava soprattutto alla propria esperienza la soluzione delle controversie.

Oggi si richiedono competenze specifiche e altamente qualificate, la dotazione di strumentazione tecnologica innovativa e performante e la capacità di dare risposte immediate e facilmente comprensibili. A me hanno insegnato che al cliente non si telefona, perché è lui che deve cercarti. Ma quel tipo di avvocato che, comodamente seduto nel proprio studio, aspetta il suono del campanello mentre redige atti complessi e articolati, è decisamente tramontato. Oggi è sicuramente più semplice lavorare perché la strumentazione tecnologica consente di svolgere il proprio mandato anche a distanza e gli spazi di coworking consentono di ricevere i clienti a bassi costi. Non è strettamente indispensabile avere un’impiegata, perché ciascuno di noi ha imparato o sta imparando a scrivere gli atti direttamente nel proprio computer. L’accesso alle banche dati online evita le lunghe ore trascorse in biblioteca per fare le ricerche» . L’avvocato ricopre un ruolo importante nella società: non può non considerare quanto gli accade intorno. Per questo deve avere una conoscenza dei temi anche non propriamente tecnici. Di questo è convinta Odescalchi. «Se si vuole essere veramente competitivi – dice -, è necessario curare con estrema attenzione la propria formazione per essere sempre aggiornati su temi e questioni che occupano il dibattito pubblico, spesso non circoscritto agli addetti ai lavori. Ciò richiede tempo da dedicare alla ricerca delle informazioni e un’adeguata capacità comunicativa. Quest’ultimo aspetto, in particolare, diventa a mio modo di vedere la vera sfida dei prossimi anni: una crescente attenzione al marketing legale, da un lato, e all’utilizzo di un linguaggio e una scrittura giuridica chiara e concisa negli atti».

Un’ultima riflessione Odescalchi la riserva alla qualità della vita professionale nel Foro lodigiano. «La contenuta estensione circoscrizionale del Tribunale – conclude la presidente del Coa -, che di fatto coincide con l’intera provincia di Lodi e parte dell’hinterland meridionale di Milano, consente all’avvocatura locale un’equa distribuzione territoriale e la vicinanza ad altre realtà produttive come Milano, Pavia, Piacenza, Cremona, Bergamo e Brescia. Permette agli iscritti di estendere le proprie competenze in questi territori. Le piccole dimensioni infine facilitano i rapporti interpersonali e questo credo sia il vero valore aggiunto per il buon funzionamento del nostro apparato giudiziario e forse anche il segreto di una buona armonia».